Rassegna Stampa

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Donne, violenza e cliché. Il maschio leader? Più per i prof che per gli studenti

Fonte: web sardiniapost.it
21 dicembre 2016

Donne, violenza e cliché. Il maschio leader? Più per i prof che per gli studenti

Sono più i docenti a sottovalutare il fenomeno della violenza di genere rispetto ai loro studenti e sono soprattutto le insegnanti a considerare che i maschi siano più idonei a rivestire un ruolo da leadership, eppure entrambi rigettano in blocco lo stereotipo che vede la donna come “angelo del focolare”, tutta casa e figli. È indubbiamente uno dei dati più interessanti venuti fuori da un’indagine che ha coinvolto un migliaio di studenti delle scuole superiori di Sassari e professori all’interno di un progetto che mira a capire che tipo di percezione ci sia sugli atti violenti compiuti contro le donne e sui cliché che ne alimentano il substrato culturale. Il lavoro si inserisce tra le attività di sensibilizzazione e formazione organizzate dal progetto Aurora della cooperativa Andalas de Amistade che si occupa di aiutare non solo chi è vittima degli abusi, ma anche chi ne è autore. Alla base c’è la volontà di dare degli spunti di riflessione su queste tematiche e di promuovere una cultura del rispetto reciproco, attraverso un vero e proprio percorso formativo portato avanti sin dagli asili dal Comune di Sassari e dall’ufficio scolastico provinciale dal titolo “GeneriAMO parità”.

Il campione. Il questionario è stato somministrato alle classi prime e quinte di vari istituti cittadini: dal Liceo scientifico all’Istituto tecnico, sino all’Alberghiero, per un totale di 1419 studenti. La scelta è stata voluta perché si è cercato di cogliere i diversi punti di vista sul fenomeno non solo tra maschi e femmine, ma anche sulle eventuali trasformazioni che sarebbero potute sorgere durante il processo formativo. Da questo punto di vista si è ad esempio evidenziato come la consapevolezza che ci siano casi di violenza sulle donne aumenta di ben dieci punti tra chi ha iniziato a frequentare le Superiori e chi, invece, le sta per concludere. In generale però c’è una sottovalutazione, visto che un ragazzo su quattro pensa sia comunque un qualcosa di marginale e colpisce che ben il 12 per cento delle ragazze la pensi allo stesso modo. Nonostante ciò, emerge in maniera chiarissima – siamo al 90 per cento – che questo sia comunque un grave problema sociale e non un fatto privato di chi lo subisce e sia perciò necessario porvi rimedio.

Se ci si sposta al genere dell’autore della violenza viene rimarcato Sassari_mostra violenzacome il 27 per cento dei ragazzi e il 12 tra le ragazze pensino che uomini e donne siano violenti allo stesso modo. Tale risultato però è molto significativo quando ci si sposta dalla violenza fisica a quella psicologica; in questo caso ben il 46 per cento degli studenti maschi ritiene che sia una prerogativa prettamente femminile, ed è utile notare che anche il 26 per cento delle studentesse concordi con questo assunto. Altro aspetto destinato a far discutere è la possibilità o meno che possano esistere cause di forza maggiore che giustifichino la violenza in famiglia, come il salvaguardare l’unità in casa: per il 21 per cento dei ragazzi è una motivazione più che valida tollerare un padre violento. Sul fronte degli stereotipi, invece, emerge un panorama più omogeneo, segno indubbiamente di una maggiore consapevolezza di autodeterminazione sia rispetto all’aspetto esteriore sia alla propria sessualità. Cadono così le immagini dell’uomo che diventa violento per “troppo amore” o del tradimento giustificabile solo per il sesso maschile, mentre permane una piccola sacca di resistenza del 14 per cento dei ragazzi che sostiene che la violenza sessuale possa essere provocata dal modo di vestirsi delle donne.

Segno di maturità è anche la percezione del potere tra uomini e donne: il 77 per cento delle femmine e il 67 dei maschi ritiene che non ci siano differenze a riguardo, però se si analizzano le risposte nel particolare si nota come tra le ragazze del primo anno e quelle del quinto emerga uno scoraggiamento a rivestire il ruolo del leader all’interno di un’attività lavorativa o in senso più generale. Si sale, infatti, dal 14 per cento delle ragazze delle prime classi che ritengono gli uomini più adatti a questa attitudine, al 23 per cento di quelle dell’ultimo. Forse non è un caso che l’unico luogo comune a resistere sia proprio quello che assegna alla donna il ruolo della cura della casa e dei figli: la pensa così il 29 per cento degli studenti e il 12 delle studentesse.

Non è improbabile che anche le tipologie di formazione scolastica abbiano influito e non poco per dare determinati risultati rispetto ad altri, è curioso, infatti, notare come mediamente siano più esposti agli stereotipi di genere gli studenti dell’Alberghiero rispetto a quelli del liceo o del tecnico: il 10 per cento tra i futuri chef e camerieri giustifica più il tradimento maschile di quello femminile contro lo zero per cento degli altri istituti, mentre il 22 per cento pensa che gli uomini siano violenti per il troppo amore verso le donne. Al contrario le loro colleghe si mostrano decisamente più agguerrite rispetto alle loro coetanee delle altre scuole nel rigettare l’idea che l’uomo sia più idoneo a rivestire il ruolo di leader, ma allo stesso tempo ben il 21 per cento pensa che il ruolo della donna sia fondamentalmente quello di stare a casa a badare i propri figli.

Questi risultati sono stati raccolti e poi confrontati con quelli dei loro rispettivi docenti, evidenziando divergenze profonde, in parte da ricollegare al naturale gap generazionale. Per il 44 per cento dei docenti uomini e per il 30 delle donne, infatti, il fenomeno della violenza di genere viene visto come poco diffuso all’interno della società; ma non solo, emerge inoltre anche la convinzione che siano gli uomini i più adatti a ricoprire incarichi di primo piano. Così lo ritengono sia il 39 per cento dei professori e ben il 42 per cento delle professoresse, ma paradossalmente c’è un rigetto corale dello stereotipo della donna che deve occuparsi esclusivamente delle faccende domestiche.
Francesco Bellu