Gli esperti: variazione sul tema
Piccoli webeti crescono e dilagano come virus grazie alle condivisioni ignoranti. Da un punto di vista puramente scientifico la «bravata» del falso post del sindaco di Cagliari che fa un passo indietro sull'allerta meteo, «è una variazione interessante rispetto alle solite bufale online», spiega Giovanni Zagni, giornalista e senior analyst di Pagella politica, il principale sito italiano di fact checking. «Perché le motivazioni che spingono a diffondere finte dichiarazioni sono di natura politica, per screditare o prendere in giro qualcuno, oppure economica, per cercare di guadagnarci. Invece, questo puro disturbo, l'intento di inquinare l'informazione ufficiale, è un caso da tenere sotto controllo, non vorrei che nascesse un nuovo trend, che a livello locale potrebbe portare a veri disastri».
IL FATTO Domenica sera Massimo Zedda annuncia sulla sua pagina Facebook l'allerta rossa per lunedì e la chiusura di scuole e uffici. Poche ore dopo il dietrofront - allerta degradata, scuole e uffici aperti, ci scusiamo per il disagio - ma è una bufala. È lo stesso sindaco che interviene nuovamente per dire che «alla persona che utilizzando l'immagine del mio profilo ha creato un post falso, che sta girando via whatsapp, vorrei ricordare che parliamo della sicurezza delle persone e dei bambini. Esiste una differenza tra uno scherzo e un fatto di questa gravità: questo è un reato, per cui stiamo attivando ogni azione possibile con la Questura per rintracciare l'autore». Ieri anche il sindaco di Quartu, Stefano Delunas, è stato “piratato”.
L'ESPERTO Antioco Floris, docente di linguaggi del cinema, della tv e dei new media, sottolinea: «Per un attimo anch'io sono rimasto spiazzato. Con il primo allerta ho annullato gli esami in programma lunedì mattina, poi il “contrordine” mi ha fatto arrabbiare. Però sono andato a verificare e ho capito che si trattava di una bufala. Il problema è l'ingenuità dei frequentatori del web, pochi vanno a cercare le fonti, purtroppo i nativi digitali tendono ad accontentarsi. In più, la quantità fa la verità, se ci credono in molti significa che è vero». Come difendersi? «Dobbiamo fare formazione già dalle elementari», aggiunge il professore, «più che insegnare a usare il computer, cosa che i bambini sanno fare con grande facilità, dovremmo insegnare loro ad avvicinarsi criticamente alla tecnologia multimediale».
LA RICERCA Anche secondo Luca Didaci, che nella facoltà di Scienze della comunicazione si occupa di Tecnologia dell'elaborazione multimediale, è necessaria «una maggiore consapevolezza critica, e i giornalisti devono recuperare il ruolo della lettura e dell'analisi, insistere sulla qualità, e sull'informazione che vada oltre, ad esempio, il video fatto col cellulare dal ragazzino che si trova casualmente in un luogo». Intanto - dice - «il nostro team, che lavora sul riconoscimento automatico, del viso o delle impronte digitali, sta valutando un filone di studio che mira a identificare le bufale su Internet. Ad esempio: viene diffusa una foto di bambini vittime della guerra, il sistema ci dice che quell'immagine è stata pubblicata in un'altra data e per un altro luogo. Dunque, quella “notizia” è taroccata».
Cristina Cossu