Un doppio lutto per i francescani: nello stesso giorno a Sanluri muore padre Salvatore Murgia
Si spegne il sorriso di fra Lorenzo Di Sardara, ottant'anni fa bussò al convento e gli aprì fra Nicola
Ottant'anni fa, alla porta del convento, ad accoglierlo c'era fra Nicola. «Mi chiamo Benvenuto Pinna e voglio farmi frate», disse sicuro quel sedicenne che il padre aveva accompagnato da Sardara fino a Cagliari. «Sia il benvenuto», furono le parole di Frate Silenzio : i due non si separano più. Diventato fra Lorenzo da Sardara, per sessant'anni ricoprì l'incarico di infermiere. Lo ritroviamo, nel 1958, accanto al morente Nicola a strappargli una promessa: «Si ricorderà di me quando arriverà in Paradiso?» «Te le prometto», fu la risposta di fra Nicola.
Sorella Morte ha bussato due volte in un solo giorno alla porta dei Cappuccini di Sardegna. Dapprima, in quel di Sanluri, a prendersi padre Salvatore Murgia, già Ministro provinciale dell'Ordine e superiore per tanti anni a Cagliari proprio di fra Lorenzo. Qualche ora dopo, per quei misteriosi disegni della Provvidenza che a occhi umani paiono solo coincidenze, in un lettino dell'infermeria del Convento se ne andava anche Lorenzo.
I FIGLI DI FRANCESCO Ignazio da Laconi, Nicola da Gesturi, Nazareno da Pula e, ora, Lorenzo da Sardara. C'è un filo rosso che unisce questi umili figli di Francesco: tutti frati laici, cioè non ordinati sacerdoti, i primi tre destinati alla questua, quindi ai poveri, Lorenzo ai malati, tutti entrati nel cuore dei sardi per una santità quotidiana riconosciuta da tutti, immediata e cristallina.
Fra Lorenzo non amava le luci della ribalta. Sotto questo aspetto (anche sotto questo aspetto) degno erede di Nicola e Nazareno. Ma come loro aveva il dono della lettura dei cuori .
Preferiva lavorare dietro le quinte. Come alla creazione del suo presepe, nel grottino del Convento, appuntamento irrinunciabile nelle giornate natalizie.
Ci lavorava tutto l'anno. Maniacale la cura che metteva perché ciascun personaggio avesse il giusto movimento, grazie a dei piccoli motorini che costruiva artigianalmente. Il risultato era una composizione che ogni anno conquistava i cuori dei visitatori, dei piccoli e dei grandi, affascinati da quel racconto magico in un'atmosfera da fiaba religiosa.
LA PASSIONE PER LE PIANTE Il suo rapporto con la natura aveva del sorprendente. Ha curato fino agli ultimi giorni una sorta di orto botanico tutto attorno al campo da gioco del convento. Conosceva a menadito tutte le specie di piante. Le curava una ad una. Possedeva la chiave di lettura di un mondo ai più sconosciuto. Per anni ha trascorso lunghi periodi, in perfetto eremitaggio, in una grotta del monte Arcuentu: aveva le movenze di un cerbiatto mentre si arrampicava su quelle rocce, gli uccellini andavano a beccare le briciole sulla sua lunga barba, persino le lucertole non avevano paura di farsi imboccare dal mite Lorenzo. «Ma non ha paura, qui da solo, la notte?», chiesi un giorno. «Il respiro di Dio, qui respiro con Dio e lo spettacolo più bello è quel cielo di stelle che puoi quasi toccare, tanto ti sembrano vicine, e l'emozione dell'alba. Macché paura».
Di statura minuta, ma un gigante della fede, umile, nascosta, schiva.
L'INCONTRO COL PAPA Nel 2008, quando papa Benedetto XVI venne in Sardegna lo scorse tra la folla, quasi nascosto in mezzo ai suoi confratelli. Volle avvicinarsi a lui che prontamente si inginocchiò in segno di devozione. Ma fu proprio l'austero e severo (solo in apparenza, in verità) Ratzinger a chinarsi su di lui, sollevarlo e stringerlo a sé. Non volle mai commentare l'episodio e si adombrava se qualcuno accennava, seppur velatamente, alla sua santità.
In occasione della recente visita di Papa Francesco avrebbe sperato in una sosta del pontefice, magari alla tomba di fra Nicola, la vera “stella polare” di tutta la sua lunga vita da religioso. Così come avrebbe voluto vedere il giorno della sua canonizzazione, che seguirà sugli schermi del Paradiso.
IN ODORE DI SANTITÀ Se ne è andato il 16 dicembre, primo giorno della Novena di Natale. «Proprio la tradizione liturgica definisce i santi che muoiono sotto Natale Comites Christi , i più vicini al Cristo che nasce bambino nella grotta di Betlemme», dice monsignor Arrigo Miglio, arcivescovo di Cagliari. «E in questo firmamento, in questo cielo stellato di santi natalizi ci piace vedere anche fra Lorenzo».
Nel presepe dei sardi, adesso, di diritto, in mezzo ai pastori che vegliano il gregge, c'è anche il nostro piccolo frate cappuccino, magari accovacciato in un angolo che sorride e benedice.
Paolo Matta