Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Stranieri nella giungla degli affitti in nero

Fonte: La Nuova Sardegna
22 maggio 2008

Cagliari

di Andrea Massidda

Stranieri nella giungla degli affitti in nero

Non esistono stime precise, ma le irregolarità superano il sessanta per cento dei contratti



Nel centro storico alcune situazioni al limite della vivibilità


________________________________________
CAGLIARI. I più fortunati - molto pochi - hanno una camera da letto tutta loro. Un lusso che può costare anche 250 euro al mese, cifra irraggiungibile per la maggior parte degli extracomunitari residenti in città. Che infatti tira a campare spartendosi pochi metri con i compagni di sventura. Basta fare un salto nei quartieri del centro storico per scoprire situazioni al limite della vivibità, con uomini che dormono fianco a fianco su giacigli. Il canone d’affitto? Può andare dai settanta ai centoventi euro a posto letto. Tutti soldi pagati in nero, naturalmente.
In realtà non esiste nessuno studio scientifico che quantifichi e provi l’esistenza di affitti illegali ai più di settemila stranieri (quelli con regolare permesso di soggiorno) ospiti a Cagliari. Ma se ci si basa sugli inquietanti dati relativi alle locazioni degli universitari fuorisede è facile immaginare per i soggetti ancora più deboli un quadro a tinte molto fosche. Un quadro che peraltro risulta ancor più allarmante alla luce del «pacchetto sicurezza» approvato ieri a Napoli dal Consiglio dei ministri. Provvedimento speciale che prevede la confisca della casa affittata ai clandestini, oltre che - sempre per il proprietario - pene fino a tre anni e multe fino a 50mila euro. Il risultato ipotizzabile è che da ora in poi chi deve cedere in affitto un immobile non voglia rischiare una simile sanzione e preferisca negare l’affitto a gli extracomunitari clandestini.
La conferma di un mercato nero degli alloggi agli stranieri arriva, anche se in via ufficiosa, da Gianpaolo Carta, responsabile regionale del Sict, il sindacato degli inquilini della Cisl. «Ovviamente non disponiamo di dati precisi - spiega - perché nessun extracomunitario irregolare è disposto a venire da noi a denunciare un contratto in nero. Però un’idea verosimile della situazione la possiamo avere analizzando i numeri che riguardano gli studenti. E in questo, ad esempio, caso sappiamo con certezza che, sebbene ci siano agevolazioni fiscali interessanti, i contratti non regolarmente denunciati toccano il 60 per cento del totale».
Tutto, però, rimane nell’ambito delle ipotesi. Anche perché la verifica è praticamente impossibile: alla vista di una penna e un taccuino ogni straniero interpellato si chiude comprensibilmente a riccio e rifiuta di dare risposte. Anche se gli sigrantisce l’anonimato. Così per farsi un’idea della situazione non rimane che girare neri quartieri di Castello, Villanova, Stampace e Marina, dove a sottani fatiscenti abitati prevalentemente da extracomunitari si alternano palazzi ben ristrutturati riportati a nuova vita da una borghesia professionale che sta pian piano appropriandosi del centro storico, dove nelle stradine disseminate di trattorie e localini il profumo dei gamberoni arrosto si mescola ormai con quello del kebab pachistano, del sushi giapponese, dello zighinì centro-africano e degli involtini primavera. E dove in mezzo a Internet point e a lavanderie a gettone gestite da senegalesi si affiancano caffè letterari frequentati ogni giorno dell’intellighenzia locale che organizza spessissimo reading, concerti e incontri con gli autori.
Due mondi molto lontani che - almeno a Cagliari - convivono in assoluta tranquillità fornendo spunti a numerose storie di integrazione. Tuttavia è proprio in quei rioni che si possono vedere scene disumane, come quelle in cui dieci uomini dormono per terra contendendosi la notte il pavimento di un piccolo e fatiscente appartamento davanti al porto. Alex (così sceglie di farsi chiamare l’unico degli inquilini disposto a parlare con i cronisti) ammette che nessuno di loro è abituato a vivere in certe condizioni, ma che l’unica alternativa è quella di passare la notte in una panchina, con il rischio che le forze dell’ordine ti sveglino per rispedirti in patria.
Il primo effetto del «pacchetto sicurezza» è il terrore che traspare dagli occhi di chi, tra questi migranti disperati, sente che presto la vita sarà ancora più dura.