Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Il ritorno silenzioso di Efis il grande

Fonte: La Nuova Sardegna
4 maggio 2009

LUNEDÌ, 04 MAGGIO 2009

Pagina 20 - Nazionale

Questa sera il santo di nuovo nella chiesetta di Stampace accompagnato da una processione quasi intima



Una festa solo cagliaritana e quando le luci si spengono i primi bilanci



SANT’EFISIO Si concludono le celebrazioni

CAGLIARI. Sant’Efisio ritorna a casa. Il rientro a Stampace è previsto questa sera intorno alle 21. La solita processione silenziosa, con pochi costumi, ridotto numero di cavalieri e miliziani. Solamente la guardianìa sarà al gran completo - 15 “dottori” come alla partenza - guidata dal Terzo Guardiano, Efisio Corona, e con l’Alternos Franco Masia. Ieri a Nora è stata festa grande, per niente rovinata dalla pioggia. La grandine per cadere ha aspettato che nella chiesetta romanica, risalente in alcune sue strutture al 1102, venissero completati i riti religiosi. Il momento più solenne la messa, celebrata ieri mattina all’aperto dall’arcivescovo Giuseppe Mani davanti a una folla di devoti e animata dai giovani della parrocchia San Giovanni Battista di Pula. “La presenza giovanile, entusiasta e numerosa, è uno dei segni - dice il parroco don Benigno Lai - dell’attesa che circonda la venuta del martire. Anche quest’anno accolto in modo meraviglioso, non solo con festeggiamenti religiosi e civili, ma con una lunga preparazione spirituale. Per noi Efisio è il santo della speranza e della fiducia”. Nel pomeriggio solita e spettacolare processione lungo la spiaggia col santo portato a spalla fin verso gli scavi, accompagnato da numerosi fedeli per niente intimoriti da un cielo che minacciava altra pioggia. Al termine, sistemato nel cocchio di campagna, Efis il grande ha iniziato il viaggio di ritorno verso la città: prima sosta nella chiesa parrocchiale dove il santo viene custodito, “dorme”. Stamattina partenza di buon mattino per una marcia di trenta chilometri, questa volta a ritmo sostenuto, in direzione del capoluogo. A tarda sera la festa sarà solamente cagliaritana, più intima, familiare, a Stampace, tra preghiere, goccius, commozione e benauguranti “atrus annus” e “Deus bollat”.
Ora che le luci della ribalta colorata e folclorica del Primo Maggio si sono abbassate, è possibile fare un primo bilancio. Complessivamente positivo per la grandiosità della macchina spettacolare allestita dal Comune, parallela a quella religiosa e senza reciproche contaminazioni. La ribadita centralità del fatto religioso richiede dal Municipio ulteriori interventi per potenziare, in città e fuori, la conoscenza del santo: libri, documentari, dvd, incontri nelle scuole rivolti soprattutto ai giovani. Investire in turismo è necessario, ma è anche importante trasmettere il patrimonio culturale relativo al martire. Un dubbio serpeggia ora tra i cagliaritani: non è che il Comune abbia sparato in questi giorni le cartucce turistiche di tutto l’anno? La risposta nelle prossime settimane e mesi.
Una macchina complessa, come quella messa su strada per sant’Efisio, non può essere perfetta. Perfettibile sì. In alcuni aspetti. Il problema-orario sembra una costante. Non si riesce a far passare il cocchio in via Roma prima delle 13,30. Con qualche aggiustamento organizzativo si potrebbe invece guadagnare almeno mezz’ora. Il cocchio venerdì scorso si è inserito in via Azuni alle 12,30. Basterebbe anticipare la messa dell’Alternos di trenta minuti e una parte del ritardo sarebbe immediatamente recuperata.
Il programma ufficiale annunciava la partenza delle traccas alle ore 9,30. In piazza Yenne, luogo di riunione dei carri, è sembrato che il via dovesse essere dato alle 10. Compromesso temporale: si parte alle 9,40. Il problema vero è che le traccas, giustamente, non vogliono passare in via Roma davanti alle tribune deserte, soprattutto delle autorità. Altro problema: se le regole ci sono perché non farle rispettare? Il trallallera, nonostante sforzi e raccomandazioni degli organizzatori, è difficile da estirpare dal repertorio delle traccas. E’ stato detto e ripetuto che a Nora si va in processione, non “in cambarara”.
Il Corso Vittorio Emanuele sembra la zona più indisciplinata della città, almeno il 1º maggio. Per due anni di seguito (2007 e 2008) una motocicletta si è fatta trovare ancorata a un parcheggio pochi minuti prima che muovessero i carri campidanesi. Quest’anno, con molta tranquillità, una signora al volante di una “Fiat Punto”, proveniente da via Angioy, pretendeva di svoltare nel Corso con le traccas ormai in moto. Un gesto del vigile urbano, pronta retromarcia e lunga sosta fin dopo le 14. Più facile andare a piedi, almeno il giorno di sant’Efisio.
Mario Girau