Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Sant'Efisio, trionfo di colori e di fede

Fonte: L'Unione Sarda
4 maggio 2009

Folla in città per la sfilata numero 353. Ieri l'arrivo del simulacro alla chiesetta di Nora: domani il rientro a Stampace

Voli low cost pieni e navi da crociera: è record di turisti

I colori della sagra, l'intimità della parte religiosa della festa: la doppia anima di una manifestazione che, dopo 353 edizioni, è più viva che mai e non smette di affascinare i sardi e i turisti stranieri.
Fuori, al sole, nel ronzio delle launeddas e fra gli applausi di decine di migliaia di spettatori accomodati sulle tribune o stipati in piedi lungo le strade del centro, sfilano le traccas cariche di fiori e spighe e pizzi e i tremila, uomini e donne, bambini e bambine, vestiti con gli ubriacanti colori dei costumi tradizionali: il rosso, l'azzurro, l'oro, il bianco, il nero, il verde. I buoi, i cavalli, gli scalzi di Cabras, gli occhi di velluto delle donne.
IL CULTO Dentro, nella penombra umida della cripta, sprofondata nel cuore dell'antico quartiere di Stampace, sotto la chiesa di Sant'Efisio, i fedeli hanno appena finito di assistere alla messa: una cerimonia raccolta, celebrata accanto alla celletta in cui, secondo la tradizione, fu rinchiuso e torturato il militare di Antiochia che, spedito in Sardegna a perseguitare i cristiani, diventò cristiano e fu per questo decapitato a Nora. La celletta è lì, accanto all'altare, chiusa da un'inferriata. Al centro, la colonna a cui il martire sarebbe stato legato: tutt'attorno, monete e fototessere di bimbi per cui qualcuno chiede la grazia. Una donna minuta, i lunghi capelli grigi sciolti sulle spalle, il volto tramato di rughe, si asciuga gli occhi. È qui, racconta, per il nipotino: ha poco più di un anno e respira male; durante le crisi, spiega, «diventa nero» e i medici «non capiscono cos'ha». Ci sono storie così, dietro ogni foto e ogni moneta gettata in questa celletta e dietro ogni fiore e ogni banconota infilati nel cocchio di Sant'Efisio a ogni sosta lungo il percorso: sofferenze, angosce, dolori, figli da riportare sulla retta via, cari da guarire. Come spiegherà il parroco di San Basilio don Eugenio Cocco, concludendo la seconda delle tre messe celebrate ieri (una ogni ora, a partire dalle 8) nella chiesetta addobbata e con il cocchio al centro della navata, questo santo «non toglie le croci ma aiuta a portarle». Pregare, in ogni caso, aiuta chi soffre a trovare la forza di sperare.
IL CORTEO Il cocchio con la statua del santo esce dal portone a mezzogiorno e 10, quando il lungo corteo preceduto dai motociclisti della polizia municipale e dai carabinieri a cavallo e aperto dalla tracca di Mogoro ha superato via Azuni e il gruppo di coda (cinque plotoni di miliziani, nelle loro uniformi rosse) ha raggiunto piazza Yenne. Ad attendere il simulacro, sul sagrato, c'è il giogo: due splendidi buoi, chiamati (come tradizione vuole) con le due metà di un motto in sardo campidanese, una massima che quest'anno invita all'umiltà. Mannu ti faisi , si chiama il primo, Senz'e du essi il secondo: «Ti fai grande / senza esserlo». Su un lato della piazza stipata di fedeli, un picchetto d'onore fa il presentat'arm. Ci vuole una mezz'ora prima che il cocchio venga agganciato al giogo e, al suono delle launeddas si muova, sollevando, chissà come, un penetrante profumo di menta: un'operazione salutata da grandi applausi, con gli stampacini, che da finestre e balconi fanno cadere petali bianchi e rossi. Continueranno a pioverne per un'ora e mezza, fino all'uscita della città. Da via Crispi alla stazione si cammina su un tappeto di petali.
I NUMERI Corteo nutrito, per questa edizione 353, come sempre in quello che, oggi come ai tempi di Francesco Alziator, è «il più grande convegno folklorico del Mediterraneo»: ventuno le traccas , 86 i gruppi, 56 le compagini a cavallo, 83 i Comuni rappresentati. Se hai passione per certe cose, a Sant'Efisio non puoi mancare: «È il 32° anno che partecipiamo», spiegano Peppino e Lina Marras, 74 e 72 anni, splendidi nei loro costumi di Ghilarza, «e se Dio vuole ci saremo anche l'anno prossimo». C'è anche chi ha provato a esserci nonostante non potesse: un piccolo calesse trainato da un pony, con a bordo una coppia e due bambini, che si era inserito abusivamente nel corteo è stato bloccato dalla polizia municipale in piazza Yenne. Neanche i turisti sono mancati: da ogni angolo della Sardegna, ma anche da fuori confine, anche grazie ai nuovi collegamenti aerei low cost e alle due navi da crociera ormeggiate al porto: la varietà, la particolarità, la ricchezza dei costumi sono uno spettacolo mozzafiato per chi è nell'Isola per la prima volta. E anche per chi non c'è ancora stato e magari segue la sfilata davanti a uno schermo televisivo: fra le emittenti che trasmettono in diretta da Cagliari c'è anche una delle più seguite di Russia.
DOMANI IL RIENTRO Uno dei segreti della longevità di questa manifestazione sta nella saggia decisione di far convivere ma non mescolare le due anime della festa: quella folcloristica e quella religiosa. Il sacro viene dopo il profano, col santo scortato dalla sua guardiania (un gruppo scelto di cavalieri nel seno della confraternita del Gonfalone, in frac e tuba) e da is lampioneris e seguito su un cavallo bianco dall'Alter nos (il consigliere comunale Franco Masia) in frac. Poi, a piedi, due schiere di consorelle e confratelli in preghiera e, dietro, i fedeli. Dopo la sfilata, la processione solenne scende per il Largo, arriva in via Roma salutato dalle sirene delle navi e da lì si dirige verso Giorgino e Pula. Ieri sera l'arrivo nella chiesetta di Nora, da dove oggi, dopo la processione a mare, comincerà il viaggio di ritorno che si concluderà domani sera, intorno alle 20, col rientro in città.
MARCO NOCE

03/05/2009