Rassegna Stampa

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Cagliari, Gessa sulle droghe: “Piacciono agli uomini e anche agli animali”

Fonte: web sardiniapost.it
11 novembre 2016

Cagliari, Gessa sulle droghe: “Piacciono agli uomini e anche agli animali”

È stato un appuntamento di prestigio quello che si è svolto al Ghetto durante la seconda serata della IX edizione del Cagliari Festival Scienza, la manifestazione che vuole far conoscere la scienza in modo semplice e accattivante. Gianluigi Gessa, professore emerito dell’Università di Cagliari, a cui di recente è stata conferita dal Presidente Sergio Mattarella la medaglia d’oro al merito della Sanità pubblica, ha parlato delle emozioni di amore, paura, gioia, rabbia e di come siano prodotte dai neurotrasmettitori nel nostro cervello.

“I neurotrasmettitori sono le parole che usano i neuroni per parlare tra di loro” ha detto il professore emerito, classe 1932, “appassionato di scienza”, come lo ha definito Elisabetta Piro presidente dell’associazione ScienzaSocietàScienza durante la presentazione. “Il linguaggio – ha continuato il professore – serve per tutto quello che facciamo e pensiamo e deriva dall’azione delle molecole. Per poter decodificare il linguaggio del cervello siamo partiti dallo studio delle droghe e dei sui comportamenti nell’organismo umano, ed in quello degli animali”.

Lo studio degli effetti delle droga inizia da lontano. “Già Sigmund Freud – prosegue Gessa – aveva iniziato ad analizzare la cocaina. Fu il primo che in Europa descrisse in modo scientifico gli effetti della pianta nel testo ‘Uber Coca‘, dove la racconta come una sensazione esilarante ed un euforia durevole che non presenta alcuna differenza da una euforia naturale”. Ed è proprio questa, la non differenza tra l’euforia prodotta chimicamente da quella naturale, l’inizio del percorso. La lectio del docente è continuata con un excursus storico che ha messo in evidenza tutti i passi scientifici e le scoperte che si sono susseguite fino ad oggi. Partendo dall’italiano Camillo Golgi e dallo spagnolo Santiago Ramón y Cajal che per primi videro i neuroni, passando per il farmacologo tedesco Otto Loewi che dimostrò come “parlano i neuroni”, dice il professor Gessa. Una serie di studi successivi hanno poi portato a mappare i neuroni, a capire meglio cosa fanno e come dialogano tra loro. Meccanismi che stanno alla base delle emozioni e che possono essere modificati da farmaci, droghe e parole.

Una parte molto importante nel viaggio storico intrapreso dal professore Gessa è stata quella relativa alla sperimentazione animale e allo studio delle droghe. “Da sempre l’uomo ha usato le droghe – dice il professor Gessa -. Cinque sono le piante dette appunto le magnifiche cinque e che hanno accompagnato la storia umana nelle diverse epoche storiche: la vitis vinifera (la vite comune da cui si produce il vino – ndr), la cocaina, la cannabis sativa, l’oppio (le capsule immature del Papaver somniferum- ndr) e la nicotina (Nicotiana tabacum, la pianta del tabacco – ndr). Proprio dal loro uso si è imparato che si possono fare diverse cose come produrre emozioni o indurre determinati comportamenti”. Tutto ciò ha fatto supporre gli studiosi che all’interno del corpo umano siano presenti delle “sorelle gemelle più fragili e meno concentrate” rispetto a quelle che si possono assumere artificialmente.

Nel 1973 si è dimostrata, per la prima volta, la presenza di una “droga artificiale” all’interno del cervello, la morfina, localizzata in aree importanti del piacere e del dolore. In seguito sono state scoperte all’intervo del cervello droghe endogene equivalenti a quelle che si possono estrarre dalle piante. Anche gli animali hanno avuto un ruolo significativo ed importante nella ricerca. “Tutte le droghe che piacciono all’uomo – ha detto il professore -: piacciono anche agli animali. Da questo punto di vista l’uomo è molto simile ai ratti ed alle scimmie. Un esempio lo si ha in natura con il Topino della malesia (il ptilocerco dalla coda a piuma, un piccolo muride che vive nelle foreste del sud est asiatico, ndr) che si nutre ogni giorno con l’equivalente di nove bicchieri di birra, senza subire alcun effetto collaterale”.

Dal punto di vista scientifico i neurotrasmettitori non sono altro che delle sostanze che veicolano le informazioni fra i neuroni attraverso la “trasmissione sinaptica“. Nel momento in cui il neurone viene raggiunto da uno stimolo rilascia dei neurotasmettitori che si legano ai recettori dell’altro neurone dando luogo ad una risposta “eccitatoria” o “inibitoria“. Le emozioni di paura, gioia, rabbia, disgusto sono provocate da questi meccanismi. Le risposte emotive saranno coerenti allo stimolo che ricevono. Come ad esempio l’attrazione sessuale o le risposte agli stimoli aggressivi o al cibo.

Le droghe che si sintetizzano dalle piante producono un stimolo analogo a quelle endogene ma le risposte “sono molto più intense e durature – ha detto il farmacologo -: il sistema non riesce a capire se questi stimoli siano prodotti naturalmente o se siano indotti dall’esterno e reagisce normalmente ossia dando una risposta eccitatoria o inibitoria”, ha aggiunto. Le cellule del cervello si adattano a questi nuovi stimoli esterni diminuendo la loro sensibilità a quello stimolo generando un bisogno maggiore di stimoli per avere lo stesso effetto. Il professore ha sottolineato: “È come se il neurone mettesse una sorta di sordina nel recettore non sentendo poi neanche lo stimolo naturale”, facendo credere all’individuo che la realtà sia nello stimolo artificiale.

“Anche lo stimolo fisiologico, la risposta, che viene prodotto dalle droghe è analogo a quello prodotto naturalmente”, ha detto il docente. “Paradossalmente – ha continuato – per coloro che ne fanno uso, la siringa è molto meglio del sesso. In questo modo gli stimoli fisiologici naturali vengono declassati per via di un innamoramento per una molecola artificiale”. Tuttavia, non solo le droghe ma anche le parole possono modificare il nostro organismo. “Le molecole sono tutto – ha concluso il professore -. Possiamo vivere stimoli analoghi a quelli che si vivono con le droghe artificiali anche grazie alla semplice interazione verbale. Attraverso un’esperienza o il racconto della stessa abbiamo la possibilità di produrre modificazioni chimiche”.

Alessandro Ligas