Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

L'olocausto oggi è in mare

Fonte: L'Unione Sarda
4 novembre 2016

Migranti Nawal Soufi, lady sos, sarà domani a Cagliari ospite del festival di Éntula

 

 

 

«La Sardegna diventi una terra di accoglienza» M ama Nawal, come è stata soprannominata dai primi siriani arrivati in Europa dal mare, ha trascorso la giornata di ieri nell'obitorio di un ospedale di Catania. Alla ricerca del padre di un ragazzo siriano di 16 anni, morto durante uno dei tanti viaggi attraverso il Mediterraneo. Un mare che, negli ultimi anni, si è trasformato in un cimitero per i disperati in fuga dalla guerra e dalla povertà del sud del mondo, tanto da essere ribattezzato il “Mediterraneo rosso”.
TEATRO MASSIMO Così come il titolo dell'incontro al quale l'attivista di origini marocchine, Nawal Soufi, parteciperà domani a Cagliari (alle 12 al Teatro Massimo), all'interno del convegno “La cultura degli altri”, promosso dalla quarta edizione del festival Éntula.
Ventotto anni, in Italia da quando era bambina, oggi studentessa di Scienze politiche e mediatrice culturale a Catania, Soufi, lo sottolinea con forza: «Da dieci anni ho smesso di vedere il blu del Mediterraneo. Vedo soltanto la mia generazione che vive il secondo olocausto», racconta. «Quando ne parlo la gente mi dà dell'esagerata, mi ricorda che non si tratta degli stessi numeri. Ma io non parlo di numeri, parlo di tutto quello che significa guardare e tacere. Il mar Mediterraneo è quel campo di concentramento dove le persone muoiono ogni giorno e dove noi abbiamo in comune con i nazifascisti il fare finta di nulla, continuando in qualche modo a lasciarli morire».
AIUTO E Nawal di morti, dispersi, sopravvissuti ne sa tanto, lei che dal 2013 lancia richieste d'aiuto nel tentativo di salvare la vita dei profughi. «Lo faccio da quando andai ad Aleppo a portare aiuti umanitari. Da allora il mio numero di telefono è passato di mano in mano tra coloro che tentano di raggiungere l'Europa».
Era un giorno d'estate quando arrivò la prima chiamata. Un uomo le chiedeva di chiamare i soccorsi. Centinaia le persone su un'imbarcazione che stava per affondare. «Da allora le chiamate e i messaggi si sono ripetuti con frequenza». Tanto che lei è diventata per tutti Lady Sos, come l'ha ribattezzata il Times o L'angelo dei profughi, come il titolo del libro scritto da Daniele Biella che racconta la sua storia. «I profughi mi chiamano, io mi faccio inviare le coordinate dell'imbarcazione, così come mi è stato insegnato dalla Guardia Costiera, e poi le comunico alla Comando generale di Roma».
SCAFISTI DI TERRA Inizialmente Soufi dava accoglienza ai migranti che iniziavano il secondo viaggio della speranza, quello che dalla Sicilia continua in treno verso l'Europa. «Avevo scoperto che c'erano dei cosiddetti scafisti di terra in partenza verso il nord Europa. Chiedevano delle cifre folli per raggiungere la Germania, la Svezia. Allora ho iniziato a procurare dei biglietti con sconto comitiva per i migranti, per aiutarli ad arrivare a Milano».
E oggi, con i centri di accoglienza al collasso, con le attività criminali che si nutrono delle tragedie, Soufi ancora una volta apre le braccia verso l'accoglienza, anche se un poco diversa da quella tradizionale: «Se tutti i paesi della Comunità accogliessero davvero, la percentuale di migranti in arrivo sarebbe irrisoria rispetto al mezzo miliardo di abitanti europei. Nessuno si sentirebbe invaso. Basterebbe che ognuno di noi aprisse le proprie case, con il sostegno psicologico e economico delle istituzioni». Sardegna compresa. «Siete gente di mare, abituata a veder arrivare le persone. Diventiamo insieme un grande corridoio umano di accoglienza».
Simona Arthemalle