Rassegna Stampa

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CALCIO, Quei sei giorni di ottobre 1970: apogeo e caduta del grande Cagliari

Fonte: web Ad Maiora Media
14 ottobre 2016

CALCIO, Quei sei giorni di ottobre 1970: apogeo e caduta del grande Cagliari
 


Ricomincia il campionato di Serie A dopo la sosta per le nazionali: ecco Inter-Cagliari, una partita che evoca tanti ricordi. Ma c’è un precedente particolare rimasto nella memoria collettiva, alla fine di quel beffardo ottobre 1970 che vide ravvicinati l’apogeo ed il declino del Cagliari più forte di sempre.


Una squadra stellare. Campionato 1970-71: la Serie A è cominciata da poco dopo la bella cavalcata dell’Italia ai Mondiali in Messico, quelli di Italia-Germania 4-3 e della Coppa Rimet consegnata ai brasiliani. La squadra guidata da Scopigno ha fornito alla Nazionale ben 6 elementi (Albertosi, Niccolai, Cera, Domenghini, Gori e Riva) e indossa con orgoglio lo scudetto sul petto. Lo stadio Sant’Elia è stato appena inaugurato, il cammino nella Coppa dei Campioni procede spedito: dopo essersi sbarazzati del Saint-Étienne e aver sconfitto l’Atlético Madrid a Cagliari nell’andata del secondo turno per 2-1, i rossoblu si recano a San Siro per incontrare l’Inter. I nerazzurri erano stati gli unici, insieme al Palermo, capaci di battere il Cagliari nella trionfale cavalcata della stagione precedente. Riva e compagni sono imbattuti dopo le vittorie contro Sampdoria e Lazio oltre al pari con il Varese.

La partita. La squadra isolana è in ottime condizioni di forma, ha recuperato a tempo pieno il libero Tomasini infortunatosi alcuni mesi prima e schiera in campo a Milano la formazione migliore: Albertosi, Martiradonna, Mancin, Cera, Niccolai, Tomasini, Domenghini, Nenè, Gori, Greatti, Riva. Dall’altra parte Heriberto Herrera deve fare a meno di diversi titolari, tra cui Boninsegna, Bedin e Jair: giocano Vieri, Burgnich, Facchetti, Fabbian, Giubertoni, Cella, Pellizzaro, Mazzola, Reif, Bertini, Corso. Arbitra Concetto Lo Bello di Siracusa, il principe dei fischietti italiani. Dopo appena 7 minuti il Cagliari si porta in vantaggio: punizione dal limite, Greatti tocca per il sinistro di Riva che infila di potenza nella porta nerazzurra. La combinazione si ripete alla perfezione al 21°, con il numero 10 che chiude il triangolo con il bomber e lo imbecca al limite dell’area piccola: Fabbian in scivolata e Vieri in uscita non possono nulla sulla seconda zampata di Giggirriva. Una doppietta che si abbatte come un ciclone sull’Inter, con gli ospiti che dominano in lungo e in largo. A 11 minuti dalla fine è Domenghini che supera il portiere in uscita con un tocco morbido, Riva accompagna la palla in rete senza toccarla. Gigi la raccoglie e la calcia altissima con il suo sinistro, un’esultanza che è insieme sfogo e consapevolezza per un’affermazione importante. All’Inter non rimane che la consolazione del 3-1 di Mazzola all’88°. Quel giorno davanti ai 70.000 di San Siro il Cagliari gioca forse la sua migliore partita, che ne consolida la fama di grande squadra. Di più: il celebre giornalista Gianni Brera viene talmente abbagliato dalla prestazione superlativa di Riva che conia per lui il soprannome che lo avrebbe reso immortale: Rombo di Tuono. Nessuno immagina che il destino beffardo sia invece pronto dietro l’angolo, ad attendere i sogni del giocatore e del Cagliari.

Il boia del Prater. Il sabato successivo a quella grande partita di San Siro, l’Italia infarcita di quattro cagliaritani debutta nelle eliminatorie per l’Europeo 1972. Ecco l’Austria nel celebre campo del Prater: gli azzurri di Valcareggi sono in vantaggio per 2-1 grazie alle reti di De Sisti e Mazzola quando, nella ripresa, Riva riceve la palla. Aggira un avversario e punta l’area austriaca, vorrebbe entrare anche lui tra i marcatori. Non la pensa così Norbert Hof, che contrasta il numero 11 da dietro e gli ingabbia la gamba destra. Le urla di Gigi e la disperazione di Domenghini che lo soccorre lasciano poche speranze: è il secondo grave infortunio per Riva in Nazionale, si tratta di frattura del perone (con interessamento dei legamenti della caviglia) proprio come tre anni prima con il Portogallo in cui si ruppe il sinistro. Da quel 31 ottobre 1970 Hof diviene “Il boia del Prater” ed il Cagliari comincia la sua triste discesa, senza il suo cannoniere che l’aveva portato alla gloria. Il sogno della Coppa dei Campioni svanisce a Madrid pochi giorni dopo, per mano del futuro C.T. spagnolo Luís Aragonés. In campionato arriva un mesto settimo posto. L’epopea rossoblu, così breve ed abbagliante, si chiude qui.

I protagonisti.

Enrico Albertosi (portiere Cagliari). “Quella gara contro l’Inter fu l’ideale proseguimento dello scudetto, vincemmo facilmente con una partita meravigliosa. Il sabato seguente in Austria purtroppo Riva si fece male, senza di lui calammo. Non era più la stessa squadra senza di lui“.

Angelo Domenghini (ala destra Cagliari): “L’Inter era una delle favorite: vincere 3-1 a San Siro non era una cosa facile per nessuno. Un grande giocatore come Riva non meritava il destino crudele di quella gara con l’Austria: per me fu un fallo volontario e questo rese tutto ancora più triste. Dopo quell’infortunio Gigi non fu più lo stesso, il recupero fu lento e una volta rientrato non era più tranquillo. Ne risentimmo parecchio, sia senza che con lui anche dopo il rientro, che non fu semplice”.

Sandro Mazzola (capitano Inter): “Il 3-1 del 1970? Non lo ricordo! (ride divertito, ndr). Il Cagliari giocava un ottimo calcio, aveva dei giocatori fantastici, Riva era un grande in grado di vincere ogni partita. Quel giorno fummo incapaci di impostare l’azione, non ci fu nulla da fare. L’infortunio di Gigi fu un evento amaro, impossibile vederlo stare male, proprio lui. Ci lasciò storditi per il resto della partita“.

Giuseppe Tomasini (libero Cagliari): “La vittoria del 1970 la ricordo benissimo, deviai io la punizione di Mazzola per il loro gol della bandiera. Lo dico subito: senza l’infortunio di Riva, avremmo rivinto lo scudetto. In quella partita c’era proprio Mazzola che ad un certo punto andò da Gigi per dirgli ‘Basta, non attaccate più!’. Contro l’Inter abbiamo stravinto, fu la nostra consacrazione che ci fece dire di essere all’altezza delle grandi. Con l’incidente a Gigi cambiò tutto: lui era il nostro finalizzatore, la squadra giocava per lui. Siamo andati in crisi, d’altronde a noi era venuto a mancare il miglior giocatore d’Europa: avrebbe meritato il Pallone d’Oro“.

Mauro Bellugi (stopper Inter): “Quella partita rimasi in panchina, ma ricordo molto bene le due reti di Riva. Un gran bel Cagliari che avrebbe meritato di rivincere il titolo“.

Mario Corso (ala sinistra Inter): “Quel Cagliari era una grande squadra, che venne a San Siro sulla spinta di una stagione in cui aveva fatto cose incredibili. Peccato non sia riuscito a rivincere lo scudetto come avrebbe meritato“.

Ricciotti Greatti (mezzala Cagliari): “Sì, diedi io a Riva entrambi gli assist per la sua doppietta: Ricciotti ne ha dati sempre tanti di palloni buoni! (ride, ndr). L’importanza di quella partita fu notevole, avevamo grande voglia di mettere in pratica ciò che era stato messo a punto nello spogliatoio ed andò bene. Vincere 3-1 in una cornice come San Siro fu bellissimo: tuttora a distanza di così tanti anni riceviamo ancora l’affetto della gente di Cagliari. Diversi di noi non sono andati più via da una città in cui si vive benissimo. Ho incontrato da poco alcuni dei nuovi giocatori di quest’anno, che sono felici di essere qui e mi hanno dato ragione“.

 

Fabio Ornano