Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Sant'Elia, dai pregiudizi all'Eccellenza

Fonte: L'Unione Sarda
28 aprile 2009

Calcio e società. Don Marco Lai: «Lo sport, qui, può cambiare i destini dei giovani» 

Dietro la promozione della squadra, il riscatto del quartiere

Il Progetto Calcio Sant'Elia va in Eccellenza. E riscatta un intero quartiere.
Brutti, sporchi e cattivi: troppo spesso sono visti così, quelli di Sant'Elia. Del loro quartiere, sul giornale, si parla quasi sempre per cattive notizie: droga, furti, arresti. Oggi no. Oggi la notizia è la promozione del Progetto Calcio Sant'Elia in Eccellenza: il traguardo calcistico più alto mai raggiunto qui. E questo grazie a una squadra che ha conquistato l'affetto del pubblico (qualche centinaio per le partite in casa più importanti, una quarantina che si mobilita anche per le trasferte) ha mezza rosa composta da giocatori nati e cresciuti nel quartiere, fatto più unico che raro, a questi livelli agonistici. L'altra metà è gente che a Sant'Elia ha trovato molto di più di quello che si aspettava.
SINCERITÀ Lorenzo Taccori, centrocampista e, nella vita privata, procuratore legale, è arrivato undici anni fa e non se n'è più andato: quell'anno, la squadra, dopo il fallimento della vecchia società, ripartiva dalla terza categoria. «Mi sono inserito subito», racconta. «Io sono cresciuto, e vivo, a San Benedetto, zona “privilegiata” della città: arrivando qui, ho toccato con mano i pregiudizi». Le solite cose: brutti, sporchi, cattivi. Invece? «Invece ho trovato, in primo luogo, la sincerità nei rapporti umani: amici veri che, se non hai la puzza sotto il naso, ti fanno entrare nel loro cuore e si fanno in quattro per te. Poi, certo, nel quartiere ci sono tanti problemi, qualcuno sceglie strade sbagliate: è un posto con tante risorse, mal sfruttate».
ATTACCAMENTO Da “fuori” viene anche l'allenatore Giampaolo Zaccheddu: «Quando il presidente mi ha chiamato a sostituire il mister precedente, che è di Sant'Elia, sono entrato in punta di piedi. Un'esperienza bellissima, soprattutto dal punto di vista umano. Ho trovato ragazzi splendidi: l'arma in più è stata la loro voglia di fare qualcosa di importante per il quartiere, l'orgoglio di giocare per la gente di Sant'Elia. Da loro ho ricevuto molto più di quello che ho dato».
PREGIUDIZI Il capitano è Gianfranco Morello, 31 anni. L'anno prossimo non ci sarà: ha superato il concorso per diventare effettivo dei vigili del fuoco, dovrà partire. Nel quartiere c'è nato e cresciuto e, dopo il matrimonio, ha scelto di restarci: «Amo Sant'Elia: i palazzoni sono orribili, è vero, ma da casa mia vedo il mare. Non si può negare: nel quartiere gira tanta droga e c'è un'alta concentrazione di delinquenti, ma se vivi tranquillo, comportandoti bene, non hai problemi. I pregiudizi ci sono e fanno male. Siamo etichettati: da ragazzo, ogni volta che davo l'indirizzo a qualcuno, gli vedevo cambiare faccia».
RISCATTO L'ingegner Franco Cardia, 57 anni, titolare di uno studio di progettazione e di un'impresa di costruzioni e, da quattro anni, presidente della squadra, lo sa come ci si sente in quei momenti: «Sono cresciuto a Saint Tropez : così era chiamata Is Mirrionis quand'ero ragazzo. Poi ho fatto l'università, ho lavorato in Regione e la mia vita ha preso un altro corso, ma non ho mai dimenticato da dove vengo». Chi glielo fa fare, a tirare fuori 200-250 mila euro l'anno per il Progetto Calcio Sant'Elia? «Ho rivisto, in questi ragazzi, i ragazzi che eravamo noi. Al primo incontro dissi: togliamoci qualche soddisfazione e diamo al quartiere un'occasione di riscatto». E quindi, nuove divise, abitudini nuove (il pranzo in ristorante per le trasferte), premi (per la conquista della Promozione, offrì ai giocatori una vacanza in Spagna), un nuovo impianto in cui giocano anche i bambini dell'Arsenal, altra squadra del quartiere, e quelli della Pgs del parroco don Mario Lai: «Lo sport - spiega il sacerdote - è un modo per educare i giovani, dargli opportunità di stringere relazioni, fare esperienze, avere incontri, ospitare ed essere ospitati, reagire alla sfiducia e alla disistima. Il calcio, a Sant'Elia, può cambiare il destino dei ragazzi».
MARCO NOCE

28/04/2009