Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Sant'Efisio, a Stampace è già festa

Fonte: L'Unione Sarda
27 aprile 2009


Cominciate ieri le cerimonie preparatorie della processione

Con l'intronizzazione del cocchio e la consegna delle bandiere, ieri a Stampace hanno preso il via le cerimonie in onore del santo più amato dai sardi. Venerdì la grande processione.
La statua che venerdì sarà salutata da un centinaio di migliaia di persone per le strade di Cagliari e da un numero ancora più grande di telespettatori è ancora in sagrestia, accanto a quella, più antica e malridotta, che è stata ribattezzata Sant'Efis sballiau perché ha la croce sul palmo della mano sinistra anziché destra. Un'altra statua, quella “del Lonis”, utilizzata per le processioni della Settimana Santa, sta davanti all'altare. Al centro della navata, da ieri, c'è anche il cocchio, spettacolare teca di vetro e legno bianco e dorato che quattro cinghie di cuoio tengono sospesa sul telaio. Dopo la lunga e intensa orazione recitata a memoria da un centinaio di fedeli («O glorioso martire Sant'Efisio...»), alle 10,30, con perizia e delicatezza, sei confratelli l'hanno tirato fuori dalla cocchiera, la sala in cui resta quasi un anno e che sembra costruita su misura per contenerlo: con una manovra complicata, scandita dagli applausi, il cocchio ha attraversato il sagrato per entrare nella piccola chiesa di Sant'Efisio, dove i fedeli hanno cantato il Goccius («Protettori poderosu / de Sardigna speziali / libera noisi de mali / Efis martiri gloriosu»).
IL VICINO DI CASA Questo, nel cuore di Stampace, è il centro della devozione per il martire. Una fede che nasce dal basso: «L'altro giorno - racconta il cappellano, monsignor Mario Ledda - è arrivato un giovane dall'accento non sardo: “Posso parlare con Sant'Efisio?”, mi ha chiesto. Il rapporto è confidenziale. Per gli stampacini è semplicemente Efisio, un vicino di casa» cui si rivolgono preghiere «nei momenti di fatica individuale o collettiva e che, se non ti fa la grazia, quantomeno ti tiene compagnia». I cagliaritani lo amano perché, continua il sacerdote, «in punto di morte ha pregato non per sé ma per Cagliari, la città che, da santo, ha salvato prima dalla peste e poi dalle cannonate della flotta francese rivoluzionaria: la sua statua fu portata sulle mura e una tempesta costrinse le navi a ritirarsi». Alcune delle palle sparate da quei cannoni sono qui, in chiesa, intonacate in una parete a sinistra dell'ingresso.
CONFRATELLI A tenere in ordine la chiesa e organizzare gli addobbi per le feste è Luisa Atzeni, 72 anni, consorella stampacina Doc. Ciascuno, in Arciconfraternita, ha il suo ruolo. Antonello Lai, ad esempio, è il sacrista maggiore. Poi ci sono i guardiani: durante la processione avranno il compito di accompagnare il Santo indossando frac neri e cilindri ma che, in abiti civili, lo scorteranno fino a Nora e da lì di nuovo a Cagliari, nell'itinerario completo che viene percorso, ogni anno, da centinaia di fedeli.
MILIZIANI Non appartengono invece all'Arciconfraternita i miliziani, che ieri, nei loro abiti rossi, hanno ricevuto dal presidente Giuseppe Spiga la bandiera con i quattro mori: a portarla sarà il giovane Alessio Banchero, insieme ad Andrea Corona, Massimo e Roberto Banchero, Efisio Campagnolo.
MARCO NOCE

26/04/2009