Tanti progetti d'accoglienza trascurati dalle prefetture, snobbati i bandi Sprar
«All'inizio, era maggio, dalla prefettura ci dissero: vi mandiamo un po' di migranti, li mettiamo nell'ex carcere. Ci siamo opposti, non ci sembrava il luogo adatto per ospitare queste persone, avevamo paura che si trasformasse in un ghetto. Però da lì è scaturito un grande dibattito, prima in Consiglio comunale, poi allargato a tutti i Comuni dell'Unione del Marghine, ci siamo trovati d'accordo sulla necessità di essere solidali e anche sui vantaggi che potrebbero derivare dall'accoglienza. Così è nata la bozza di un protocollo d'intesa, eravamo pronti a firmare l'accordo con la prefettura di Nuoro e dare il via libera agli arrivi controllati nei nostri paesi, nelle nostre case. Purtroppo non ci hanno mai dato una risposta», dice Antonio Succu, sindaco di Macomer.
Il fatto è che, neppure troppo velatamente, nei mesi scorsi i sindaci d'Italia (e anche quelli sardi) sono stati accusati di non fare abbastanza per la spaventosa emergenza umanitaria, sono stati “invitati” a ingegnarsi con proposte e progetti, a coinvolgere le popolazioni non sempre disponibili ad aprire le porte ai disperati che arrivano dal mare. Poi, nei giorni scorsi, l'Anci nazionale ha portato all'attenzione del Governo un nuovo piano che vede i sindaci «protagonisti», con una più equa distribuzione di quote di profughi (2/3 ogni mille abitanti) tra i comuni, e altri punti minori. Ancora: la Regione Sardegna, meglio, la delegata del presidente Pigliaru per la questione migranti, Angela Quaquero, sottolinea che bisogna proprio puntare sulla micro accoglienza diffusa, «una prassi già collaudata in altre regioni, particolarmente adatta alla situazione demografica e strutturale sarda».
E poi c'è la pratica, che fa acqua da tutte le parti, il sistema non funziona e quando i sindaci si muovono, come quelli del Marghine e della Gallura, vengono abbandonati. C'è una tale confusione, assenza di risposte, ritardi nei trasferimenti di fondi, che anche la Rete Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, cioè le risorse messe a disposizione per costruire politiche e servizi), non riscuote entusiasmo. L'Isola, per dire, è l'ultima in Italia per posti finanziati, appena 88, su un totale di 20.744 nell'intero Paese.
Non si stanca di rimarcarlo il presidente dell'Anci regionale, Pier Sandro Scano, e lo metterà in evidenza anche il 13 settembre, quando a Roma parteciperà alla riunione convocata da Piero Fassino con tutti i vertici dei rappresentanti dei primi cittadini. «L'accordo che si vuole sottoscrivere con il ministero dell'Interno è limitato e parziale, gli enti locali quando si siedono al tavolo col governo devono spiegare cosa non va. Sui numeri che vengono dati dalle prefetture non siamo assolutamente d'accordo: sono la somma delle presenze registrate nei centri d'accoglienza, ma a questi bisogna aggiungere le persone fuggite dai centri, quelle che non ci sono mai entrate, poi quelle arrivate in precedenza. Insomma, il problema è molto più grande di quanto appare e siamo assai distanti da una strategia di gestione del fenomeno adeguata all'entità e alla qualità che sta assumendo», dice Scano. E aggiunge: «Sento molta sofferenza tra i sindaci, sono scoraggiati, senza attenzione né risposte, ai bandi Sprar non si partecipa perché uno si chiede: e dopo? Quando termina il finanziamento statale chi le mantiene queste persone?».
Anche l'Unione dei Comuni dell'Alta Gallura il 15 luglio ha deciso di dare un contributo importante. «Ci siamo ispirati al protocollo siglato dalla Val di Susa, in Piemonte, con la prefettura di Torino, che prevede l'ospitalità di numeri limitati e concordati di richiedenti asilo e protezione internazionale», racconta il sindaco di Bortigiadas, Emiliano Deiana. Dunque, non più arrivi in massa “subìti” e gestiti in modo autonomo dalla cooperativa di turno, ma un'accoglienza regolamentata, con gli amministratori parte attiva nel controllo degli inserimenti. «Calcolando anche i migranti già presenti nel territorio, avremmo riequilibrato il “peso” tra tutti», continua Deiana. «Bé, come è successo a Macomer, non abbiamo ricevuto nessuna risposta dalla prefettura di Sassari. Nulla di nulla».
In Consiglio regionale il centrosinistra tace e si volta dall'altra parte, è il centrodestra a dare l'allarme e a sostenere i sindaci e l'Anci regionale in questa richiesta d'aiuto. «Quanto deliberato martedì a Roma creerà ulteriori problemi, alimentando il business che si cela dietro l'accoglienza, senza garantire adeguate misure per l'inserimento dei profughi nella comunità», sostiene Ignazio Locci (Forza Italia). «La nostra terra ha il dovere morale di dare sostegno ai profughi, perché appartiene alla nostra cultura, ma la domanda è: quanti di questi sono realmente profughi? Stiamo accettando passivamente le decisioni prese altrove. E la Regione sta evidentemente prendendo sottogamba la questione, abbandonando i Comuni. Il presidente Pigliaru dovrebbe occuparsi della questione personalmente, anziché delegare Angela Quaquero, presidente dell'Ordine degli psicologi e tecnico militante del Pd».
Cristina Cossu