L’Autorità portuale di Cagliari vende le sue quote della “Cagliari Free zone” (Cfz), la società nata per far decollare in Sardegna la Zona franca. Si tratta di 280 azioni, la metà del pacchetto complessivo: il prezzo a base d’asta è di 245mila euro. L’altra parte, 50%, è invece nelle mani del Consorzio industriale Cacip. Una mossa, quella dell’Authority, che può aprire nuovi scenari sul futuro della Free zone. Chi è ammesso a comprare? Anche lo stesso Cacip: il bando parla di enti pubblici economici o territoriali e tutti i soggetti pubblici e privati compatibilmente con lo Statuto. Il plico contente l’offerta dovrà arrivare alla sede dell’Autorità portuale entro il prossimo 20 settembre.
Ma perché l’Authority mette in vendita le quote? Tecnicamente in ossequio al Piano di razionalizzazione delle società partecipate approvate dal Comitato portuale sulla base di indicazioni nazionali. La società, la Cagliari Free zone, ha durata sino al 2030, con proroga tacita indeterminata. Il capitale sociale indicato dal bando è di 280mila euro. Che cosa significa questo passaggio per la zona franca lo spiega il presidente di Cfz, Piergiorgio Massidda, diviso tra speranze e paure: “Finora abbiamo fatto un gran lavoro – sottolinea all’ANSA – ottenendo l’autorizzazione a una prima apertura per sei ettari della zona franca: sarebbe bastato forse anche meno di un milione di euro per farla partire. Ma non è partita. Un lavoro a costo zero: nè cda, nè revisori dei conti hanno percepito un euro. Il futuro? Se la Cfz dovesse andare nelle mani di un unico proprietario potrebbe esserci quell’accelerazione necessaria: siamo ancora in tempo. La paura è invece che non si prenda al volo l’occasione: se non si partisse subito si direbbe addio alla possibilità di creare occupazione e sviluppo”.