Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Il “Fattore Borges” e la mancanza di scrupoli

Fonte: L'Unione Sarda
5 settembre 2016

Cafè noir L'autore argentino Alan Pauls stasera alle 21 al Giardino sotto le Mura

 

 

« I l mio primo approccio con i libri di Borges è stato alla scuola dell'obbligo, perché in Argentina le sue opere sono materia d'insegnamento. Andavo per i 14 anni e non mi entusiasmò molto». A trent'anni dalla morte, lo scrittore argentino Alan Pauls ricorda il grande connazionale con un saggio da poco pubblicato in Italia, “Fattore Borges ” (Sur, pp. 176, € 16), in cui analizza l'opera del geniale affabulatore che ha spaziato in quasi tutti i generi letterari con impareggiabile genialità. Alan Pauls è oggi a Cagliari ospite del Marina Café Noir (alle 21 al Giardino sotto le Mura).
«Forse allora Borges non mi piaceva - spiega Alan Pauls - perché era considerato un po' troppo serio, solenne, e per tutti i giovani argentini degli anni Settanta era una figura pesante. Dipendeva anche dal fatto che Borges aveva una relazione infantile con la politica: era un reazionario e in quegli anni in Argentina i giovani della mia età guardavano a sinistra. Per questo Borges risultava antipatico, quasi ci irritava, e personalmente ho impiegato diversi anni per entrare nel suo mondo in modo più intelligente e meno emotivo».
Quando ha cominciato ad apprezzarlo?
«A vent'anni. Ho iniziato a leggere le sue opere più seriamente e ho capito che bisognava mettere tra parentesi l'immagine pubblica di Borges, che scandalizzava i progressisti dell'epoca per le sue dichiarazioni politiche. Così ho capito che scriveva, traduceva e riproduceva una visione del mondo completamente diversa da quella che propugnava pubblicamente sulla stampa».
Lo ha conosciuto personalmente?
«Sì, all'Università di Buenos Aires, alla facoltà di filosofia e di lettere dove studiavo e dove insieme ad alcuni compagni lo avevamo invitato per una conferenza. Ma ero stato anche a casa sua perché avevo accompagnato un amico di mia madre che lo conosceva bene».
Che impressione le ha fatto vederlo nel suo ambiente?
«Un incontro non è sufficiente per dire chi fosse Borges come uomo; posso dire che in quell'occasione rimasi molto sorpreso dalla modestia e dall'austerità in cui viveva, dal rapporto con sua madre, ma anche dalla biblioteca molto piccola che aveva nel suo appartamento al centro di Buenos Aires. Non ci saranno stati più di trecento libri e mi sembrò veramente straordinario che un autore come Borges, le cui opere sono piene di citazioni, riferimenti e allusioni, potesse avere una biblioteca così piccola. Ma poi leggendolo, mi sono reso conto che in realtà non gli serviva altro, e la biblioteca che aveva, era per lui più che sufficiente. Quei trecento libri avrebbero potuto essere ridotti a uno: l'enciclopedia britannica, l'unica opera che egli abbia veramente amato e su cui si era formato».
Perché, secondo lei, Borges è uno scrittore importante nel panorama letterario mondiale?
«Perché è uno scrittore contemporaneo, e continuerà a esserlo ancora per moltissimo tempo. Nessuno scrittore, nessun esperto può evitare di calpestare le impronte che lui ha lasciato nel campo della letteratura. Borges ha pensato a ogni cosa, forse anche per via della cecità, e per questo è molto difficile uscire dalla sua orbita quando si parla o si fa letteratura: cosa nemmeno auspicabile, visto l'enorme orizzonte di possibilità che ha aperto, consegnando un cammino molto fertile a scrittori e lettori».
Borges ha una sottigliezza vitale che lo rende più pungente rispetto ad autori che hanno esplorato lo stesso orizzonte?
«Ciò che è interessante in Borges sono certe operazioni caratteristiche della sua opera in cui affronta situazioni e ambiguità classiche come la falsificazione, l'impostura, il plagio e l'appropriazione. Si può dire che condensa nel lavoro il pensiero del XX e XXI secolo e che di lui si debba necessariamente sottoscrivere l'ideologia dell'originalità».
Che cos'è il fattore Borges?
«Per me la parola fattore assume il senso di fattore umano, come se fosse un romanzo di investigazioni. Il mio obiettivo era identificare ed esaminare il Dna della letteratura di Borges. Credo di non esserci riuscito, ma tutto quello che faccio nell'ambito della letteratura, è caratterizzato da ciò che Borges ha insegnato a me e a una generazione di scrittori argentini: il modo in cui rapportarsi al materiale culturale, con - se vogliamo - una certa mancanza di scrupoli».
Francesco Mannoni