Un'ombra, più di un'ombra. Un uomo. È lì, davanti all'obiettivo di una telecamera, inconsapevole d'essere ripreso, filmato, smascherato mentre s'inchina per mettere fuoco, bruciare il parco, far male al Molentargius. Documento che potrebbe inchiodarlo davanti al magistrato quando gli verrà dato, quando gli 007 del Corpo forestale riusciranno a svelarne l'identità.
Sono stati quattro i roghi appiccati all'oasi regionale tra Cagliari e Quartu. Due sono partiti dall'esterno, per poi muoversi velocemente aggredendo la vegetazione, le “tane” della fauna selvatica e i nidi delle tante specie di volatili che vivono e si riproducono da queste parti. Molentargius, quest'estate, si è dimostrato fragile. Esposto al volere degli incendiari, ai pensieri folli di chi gioisce nel vedere le fiamme correre veloci.
Disorganizzata la macchina antincendio, affidata a Forestale e ai Vigili del fuoco ma incapace, quest'estate, di dar vita a un sistema autonomo in grado di vigilare ancor prima di intervenire sui roghi. Anchele colonnine dell'acqua non hanno sempre funzionato a dovere. L'ultima verifica: su 70 impianti, poco più di 50 sono realmente capaci di garantire acqua a pressione. Situazione migliorata da quando le squadre dell'anticendio sono state costrette ad uscire dal parco per rifornirsi durante le operazioni di spegnimento. (a.pi.)