Sul colle
In viale Sant'Avendrace, proprio di fronte alla fermata del Ctm all'altezza di via Coghinas, il civico 65 è un cancello che cerca di resistere alla ruggine. Un angolo è andato: è qui che una donna mette le crocchette per la colonia di gatti che accudisce. Il cancello è chiuso da un lucchetto nuovo. Qualcuno ne possiede le chiavi. Oltre, c'è l'ingresso a una delle numerose gallerie che traforano l'ampio colle di Tuvixeddu.
Un colle abitato, anche dove non si pensa che lo sia: le cavità, grotte e tombe, che a lungo, in passato, sono state adibite ad abitazioni di fortuna per poveri e disperati, continuano a esserlo.
Segni di vita, pochi metri più in là, verso viale Trento, si scorgono oltre le lamiere che delimitano l'area del “cantiere Cocco”: qui un costruttore stava per edificare un nuovo complesso ma, ai tempi della Giunta Soru, fu fermato dalla Regione per tutelare alcune tombe prima puniche e poi romane che si vedono nel costone. Tombe dove ora, a giudicare dalla presenza di una scala e di fili per stendere i panni, vive qualcuno. L'ingresso di casa è un cancello di fortuna, anche questo chiuso da un lucchetto, sotto i portici dove si trovano la pasticceria Atzori e il bar Il Cortese.
Non è una sorpresa: in vico IV, proprio dove si dovrebbe poter passare per visitare il Colombario di Rubellio, una tomba i cui lavori di restauro sono stati completati un mese e mezzo fa e che è stata ufficialmente aperta al pubblico, si trova anche, tra una casa diroccata e una grotta, il rifugio di fortuna dove vive un clochard. (m. n.)