Rassegna Stampa

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Sel alla resa dei conti. Zedda: “Fuori chi ha aderito a Sinistra italiana”

Fonte: web sardiniapost.it
14 luglio 2016

 

È resa dei conti in Sel, passati due mesi e mezzo dalle Amministrative del 5 giugno che in Sardegna hanno promosso il ‘partito tradizionale’, cioè il gruppo dirigente che non ha accettato di aderire a Sinistra italiana (Si), nuovo soggetto politico nato lo scorso anno per arginare la deriva centrista del Pd, era l’obiettivo. Ma il progetto, che ha preso forma come il gruppo parlamentare alla Camera (tra i sostenitori anche Nichi Vendola), non è stato premiato alle urne nelle città della Penisola in cui si è presentato. Su tutte Roma e Torino. Di contro Sel, intesa come la storica Sinistra ecologia e libertà, alle Comunali sarde fatto il pieno di voti. Intanto con la vittoria di Massimo Zedda a Cagliari, al primo turno; poi il bis a Sinnai dove Matteo Aledda si è aggiudicato il ballottaggio. Di qui la richiesta di dimissioni dagli incarichi istituzionali a quanti nell’Isola hanno aderito a Si.

È proprio Zedda tira le fila della rivendicazione, forte di trecento firme che hanno sottoscritto le tre pagine del suo documento (qui il testo completo). E alcune nomi sono pesanti, come quello del senatore Luciano Uras. Ma ecco anche l’assessore alla Pubblica istruzione, Claudia Firino, e i consigliere regionali Francesco Agus e Luca Pizzuto (quest’ultimo è il segretario sardo di Sel). Poi i neoeletti a Cagliari: da Francesca Ghirra, entrata in Giunta con la delega all’Urbanistica e alla Pianificazione strategica, a Matteo Massa, Alessio Alias e Marco Dettori.

Inutile dire che la mossa ha un destinatario su tutti, il deputato Michele Piras, sostenitore convinto di Si. Tanto da opporsi, a novembre dello scorso anno, alla linea dei ‘Sel tradizionali’ che in’assemblea fiume a Oristano scelsero di non aderire a Sinistra italiana preferendo l’alleanza con RossoMori e iRs (qui la cronaca).

Erano mesi delicati, quelli, perché da Roma il premier Matteo Renzi, da segretario nazionale del Pd, aveva imposto ai partiti locali verifiche sulle alleanze. L’ordine fu di rompere coi candidati sindaco di Sel per le Comunali 2016. Ovviamente il primo diretto interessato era lo stesso Zedda che, insieme a Uras, studiò l’abbraccio con le forze sovraniste sarde in vista del voto di Cagliari.

Piras non è citato nel documento di Sel, ma è chiaro che l’avviso di sfratto sia innanzitutto per lui. Non solo: un suo fedelissimo, Eugenio Lai, vicepresidente del Consiglio regionale e sindaco di Escolca, lo ha scaricato. Lai è passato con Zedda e Uras. E lo stesso ha fatto Giuseppe Dessena, il nuorese capo di gabinetto della Firino. Di più: a rompere gli indugi è stato pure Daniele Secondo Cocco, capogruppo di Sel nella massima assemblea sarda e sino a oggi equidistante dalle due componenti interne.

Di fatto una geografia di guerra raccontata da Sardinia Post il 17 novembre scorso.

Nel documento di Zedda si legge: “Di fronte al disastro di Sinistra italiana nelle ultime elezioni amministrative non si può far finta di nulla. È necessario che ci sia una chiara assunzione di responsabilità di un gruppo dirigente che ha forzato un percorso rivelatosi disastroso negli esiti. Serve un deciso passo indietro: l’archiviazione definitiva della riduttiva idea di sinistra rappresentata dal processo costitutivo di Sinistra Italiana. E Sel deve rinascere con una nuova guida”.

Contro il progetto Si è scritto ancora: “Sinistra Italiana è stata un’operazione fredda, nata all’interno delle aule parlamentari, che non ha unito ma aumentato la divisione tra progressisti e democratici. Viceversa, la storia di Sel rappresenta un progetto che collega persone, culture, esperienze e idee diverse, ovvero la sintesi dei valori del lavoro, della cultura ecologista, e della libertà”. Segue una convinzione: “Sel ha dunque oggi molto più senso con, ovviamente, una rinnovata guida politica che prenda le mosse dalle realtà territoriali che hanno saputo esprimere una visione vincente”. E ancora: “Chi ha prodotto il disastro in cui la sinistra si trova ne prenda atto e dica di aver sbagliato se si vuole davvero intercettare il disagio crescente delle persone più deboli che ci pregiamo il diritto di rappresentare. Noi in Sardegna lo facciamo ogni giorno. Così agiamo nell’isola di Gramsci, Lussu e Berlinguer, così è possibile agire anche nell’intero Paese”.

Al momento nessuna reazione da parte del gruppo dirigente che in Sardegna aveva seguito Piras e continua a restare con lui, come il vicesindaco di Arbus, Michele Schirru, o il consigliere di Selargius, Andrea Melis. Si attendono anche repliche a livello nazionale, visto che Uras è di fatto il pontiere col resto della Penisola.