Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Abbanoa: dagli scarichi fuori legge arrivano sangue e vernici

Fonte: La Nuova Sardegna
14 luglio 2016


Il gestore unico delle acque sarde ha fatto pesare le gestione di 344 impianti di depurazione (e il lavoro di 400 addetti) nel computo delle rilevazioni lusinghiere diffuse da Goletta verde
 

 Sangue, scarti di macellazione, formaggio, vino, olio, idrocarburi e vernici. Sono solo alcuni dei reflui che sono finiti nei depuratori di Abbanoa in un modo o nell’altro. Nonostante i regali indesiderati, le rilevazioni di Legambiente hanno dimostrato che il mare sardo non soffre la pressione degli scarichi, perlomeno quelli ufficiali: «Sono dati che certificano l’impegno di Abbanoa nel preservare l’ambiente dei litorali sardi». Il gestore unico delle acque sarde ha fatto pesare le gestione di 344 impianti di depurazione (e il lavoro di 400 addetti) nel computo delle rilevazioni lusinghiere diffuse ieri da Goletta verde.
«Garantiamo ogni giorno la qualità delle acque scaricate in mare. In tutta l’isola solo 6 punti sono risultati critici e nessuno di questi fa riferimento alla nostra attività», hanno comunicato da Abbanoa che, nel caso di Pittulongu a Olbia, indica i colpevoli dell’inquinamento: «Colpa degli scarichi abusivi, come quello di una nota struttura ricettiva che scaricava nella fogna senza avere le autorizzazioni». E negli altri 5 punti critici la solfa non cambia: acque nere immesse irregolarmente negli scarichi delle acque bianche oppure, ancora peggio, zone prive di reti fognarie con aziende agricole particolarmente invadenti dal punto di vista degli scarichi.
Negli ultimi sei anni Abbanoa ha censito più di 6mila attività produttive effettuando quasi 2700 ispezioni e 443 controlli sulla qualità dei reflui. Un numero di verifiche che ha prodotto 745 denunce, di cui ben 32 relative all’ultimo semestre.
E non è difficile immaginare da dove arrivano le emergenze, concentrate nel 2015 e negli ultimi sei mesi: «Nei depuratori sono finiti addirittura scarti di macellazione», comunicano da Abbanoa, «nelle zone ad alta produzione di prodotti caseari i danni sono stati causati dagli scarti del processo di trasformazione del latte. Ci sono poi i danni prodotti della lavorazione delle olive e dalla vinificazione. Poi gli idrocarburi gettati nelle fogne che arrivano dai lavaggi delle cisterne dei condomini. E, ancora, i residui di vernici delle carrozzerie».

Gli impianti che hanno rischiato di andare in tilt sono quelli di Usini, Oliena, Lanusei, Mamoiada, Thiesi, San Gavino Monreale, Marrubiu, Buddusò, Dorgali, Nulvi, Oschiri, Guspini, Dolianova Muravera e Serdiana. Un elenco dell’orrore che, per fortuna, è costato al massimo uno spavento.