Il quartiere Marina è un asso nella manica per la Cagliari turistica, ma una guerra aperta dei residenti contro baristi, ristoratori e protagonisti della movida rischia di bloccarne lo sviluppo
Autore: Sergio Atzeni il 26/06/2016 10:53
Il quartiere Marina è un asso nella manica per la Cagliari turistica, ma una guerra aperta dei residenti contro baristi, ristoratori e protagonisti della movida rischia di bloccarne lo sviluppo.
Il quartiere è oggi il cuore pulsante della Cagliari Turistica con i suoi hotel, pensioni, negozi e ristorantini che gli danno un aspetto arabeggiante.
Il rione, che nell’assetto odierno risale al XIII secolo, per la sua ubicazione di fronte al porto era destinato a magazzeni e abitazioni di chi lavorava nello scalo o per chi arrivasse.
Dopo il declino e l’abbandono iniziato una ventina di anni fa oggi si è assistito a un rientro graduale dei residenti agevolato dal fatto che tanti extracomunitari l’hanno eletto a domicilio per vivere e lavorare.
Infatti i tanti negozietti in mano ad asiatici hanno conferito al quartiere anche un aspetto commerciale tipico di quelle zone mentre i ristorantini con i tavolini all’aperto hanno aggiunto quell’aria tipica delle città turistiche di mare. Da qui la movida con la notte piena di movimento e la gente in giro per le sue strette viuzze o sedute nei tavolino all’aperto dei ristorantini o nei tanti bar a socializzare mentre consuma una bibita.
Tutto questo però porta chiasso che non si concilia con il sonno dei residenti e da qui la battaglia di due formazioni contrapposte: chi vi lavora e chi frequenta da una parte, chi vi risiede e riposa la notte dall’altra. Una disputa difficile da superare nonostante il rumore sia regolamentato e non dovrebbe superare le soglie stabilite per legge.
Ma il vociare, che non diventi schiamazzo, entro i limiti fa parte della vita notturna in tutto il mondo e questa non si può certo vietare in una città che a fatica sta compiendo i suoi passi per diventare turistica. Ma anche chi risiede ha il diritto di dormire sonni tranquilli e allora una conciliazione sembra difficile. Certo, osservare le disposizioni è un dovere ma anche essere tolleranti per quanto possibile è un’opportunità che Cagliari forse merita durante questo lungo cammino per diventare veramente città turistica.
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