Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

«Centrodestra diviso e perdente»

Fonte: L'Unione Sarda
8 giugno 2016

Il senatore di FI apprezza il lavoro di Massidda, per l'ex leader di An manca una leadership

L'analisi dei due ex sindaci Emilio Floris e Mariano Delogu 


Ai loro tempi Berlusconi catalizzava la scena politica e il centrodestra viaggiava a gonfie vele nel capoluogo. Delogu-Delogu, Floris-Floris: due mandati a testa, diciassette anni di stagioni moderate e una trazione a destra che sembrava non lasciare nessuno spazio al cambiamento.
Nel 2011 la prima spallata sembrò una sorpresa, l'incidente di percorso, la rottura temporanea col sistema di potere della città. Invece no, quel trentacinquenne nato dalla fucina della sinistra più tradizionale si è fatto le spalle larghe e domenica ha piazzato un nuovo colpo sui resti del Polo-Casa delle libertà che fu. Emilio Floris - primo cittadino dal 2001 al 2011 - dà la sua spiegazione: «Massimo Zedda ha vinto perché si è presentato con la coalizione storica del centrosinistra unita, quello che è mancato al centrodestra», ammette il senatore di Forza Italia, «non c'è stata occasione di parlare tutti quanti insieme e trovare una prospettiva comune di carattere politico, senza personalismi. Il risultato è che il centrodestra non si è presentato nella sua veste vincente, cioè unito e con candidati condivisi».
A spoglio ultimato Floris evidenzia gli errori commessi col sostegno a Massidda. «Il suo era un laboratorio politico interessante ma non ha avuto numeri giusti. Era un po' troppo variegato e composto da anime con interessi troppo diversi». La fuga in avanti di Massidda ha spiazzato tutti, costringendo le varie anime del centrodestra a correre, non sempre con convinzione, sotto l'ala di Massidda. Come Giuseppe Farris che con lui aveva qualche conto in sospeso: nel 2011 era stato il consigliere più votato e dopo cinque anni da leader dell'opposizione sembrava destinato a sfidare il sindaco uscente. Poi gli equilibri sono mutati, Forza Italia ha cambiato strategia puntando sul suo rivale storico, l'ex presidente dell'Autorità portuale. «Che ci sia stato da subito scontento e mal di pancia da parte di persone che avevano puntato sulla loro presenza nella campagna elettorale è innegabile ma quanto poi possa aver influito il voto disgiunto non sono ancora in grado di valutarlo, si può convincere qualcuno ma mi pare impossibile che mille persone si facciano convincere a fare un'operazione di questo tipo».
Nella sconfitta hanno avuto un ruolo cruciale anche i cinquemila voti dei sardisti. «Da tempo si ritenevano strategici i colloqui col Psd'Az e ci sono stati da entrambe le parti. È stato bravo Zedda a portarli nel centrosinistra, avere la guida della Regione dietro ha sicuramente contribuito alla possibilità di fare accordi pregnanti, prima erano politicamente orientati verso di noi, ora vanno a sinistra». I voti sono arrivati anche grazie a uomini della maggioranza di Floris come Gianni Chessa, Aurelio Lai e Giorgio Adamo. «Molta gente che dovrebbe essere a destra si è schierata a sinistra, devo ammettere che ormai destra e sinistra sono concetti non sempre attinenti ai programmi dei partiti e alla presenza dei candidati nei partiti».
Mariano Delogu aveva aperto la stagione dell'elezione diretta del sindaco, guidando la città dal 1994 al 2001 (prima di abdicare per andare a Palazzo Madama), e conferma che il problema del centrodestra è l'assenza di una guida unica. «Manca una leadership. Berlusconi non è più in grado di comandare e questi sono gli effetti: con lui c'erano regole precise, ora ognuno si muove per conto suo. Col tempo si è ammorbidito, ora non ne hanno più paura - commenta - per gestire le divisioni nel centrodestra serve qualche giovane capace che riesca a comandare, ma deve essere scelto e nominato da un leader nazionale per poterlo fare». L'ex leader di An ammette che non era fiducioso per le elezioni. «Il centrosinistra è arrivato compatto e ha stravinto, onestamente temevo che vincessero al ballottaggio invece sono riusciti a chiudere subito, al primo turno, perché uniti si vince. E il centrodestra non lo è per niente».
Marcello Zasso