Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Gli scenari di oggi e di domani Le ragioni di una vittoria

Fonte: L'Unione Sarda
7 giugno 2016

 

Anthony Muroni (...) l

a figura dell'uomo del fare dal profilo estremamente istituzionale, che si prende il rischio di scontentare più di qualcuno per arrivare poi a consegnare alla città opere che mettono tutti d'accordo. «Servono lavoro e servizi sociali, non serve a nulla rifare tre volte il marciapiede sotto casa», aveva sentenziato più d'uno, nel corso di una delle campagne elettorali più sonnacchiose di sempre. I cagliaritani, anche molti di quelli che mai si sarebbero sognati di votare Pd o Sel, l'hanno pensata diversamente.
È la vittoria del pragmatismo dell'uomo cresciuto a pane e politica, capace di tenersi ben stretto il suo elettorato di riferimento, tradizionalmente minoritario e antagonista, aggiungendo il convinto consenso dei settori più tradizionalisti e di una composita classe dirigente, in rapida trasformazione, formata da imprenditori, uomini di Chiesa, professionisti ed esponenti dell'associazionismo. Niente favori inconfessabili, poche strizzate d'occhio ma anche nessuna guerra santa di tipo ideologico. Nessun blocco sociale si è sentito minacciato a prescindere. E anche questo ha giocato a favore della continuità.
È la vittoria di chi, in controtendenza con tutte le altre grandi città italiane, ha saputo abbracciare Renzi e tutte le componenti del Pd locale senza per questo perdere di vista l'ormai moritura Sel, soffocata nella culla dal suo genitore, di fatto, Nichi Vendola. Non solo. Zedda vince le elezioni al primo turno, oltre che per l'inadeguatezza dei progetti politici che gli si sono opposti, per essere riuscito - ancora una volta grazie a un pragmatismo che avrebbe fatto la felicità dell'epistemologo Charles Sanders Peirce - ad allargare, senza colpo ferire, la coalizione a una lista composta di ex notabili di centrodestra travestiti da sardisti. Quel 7% è stato ovviamente decisivo ma non condizionerà l'azione politica del giovane sindaco, che ha già messo nel conto - accettandolo - il prezzo da pagare (qualche nomina negli enti) per assicurarsi un tranquillo pass per una seconda consiliatura, nel corso della quale sarà chiamato a nuove e più stimolanti sfide.
Significa che a Cagliari tutto va bene, che possiamo tapparci gli occhi di fronte alla povertà che avanza, all'emergenza abitativa, all'assenza di una missione forte per il futuro, all'appalto dei rifiuti che ancora non è decollato? Certo che no. Semplicemente la maggioranza degli elettori ha ritenuto che tutte queste criticità non siano imputabili al sindaco. O che, in questa fase, nessun altro avesse la credibilità per affrontarle o risolverle.
L'estrema debolezza dell'attuale quadro istituzionale e l'abilità amministrativa e politica mostrata in questi ultimi anni fanno di Massimo Zedda il vero king maker della scena sarda per i prossimi dieci/quindici anni. Starà a lui decidere, già da subito, come utilizzare l'immenso patrimonio che gli elettori gli hanno conferito. Anzitutto, da sindaco di una città metropolitana di 450 mila abitanti, nei confronti di una Giunta regionale ora chiamata a uscire dal guado di una strisciante crisi politica - quella del Pd sardo - che rischia di minarne un'azione che procede di suo, tra le luci del risanamento di bilancio e di alcune riforme strutturali e le profonde ombre della politica dei trasporti, a corrente alternata.
Sarà molto interessate capire quali saranno le rispettive mosse, per cominciare a immaginare i contorni del futuro politico di Zedda.
P. S. Cagliari è di centrodestra o di centrosinistra? Né l'uno, né l'altro, a giudicare dalla motilità del voto degli ultimi vent'anni, passando al pettine i risultati di Politiche, Europee, Regionali, Provinciali e Comunali. Semmai, per gli amanti delle serie elettorali, è una città che chiede stabilità. Se tutto andrà come deve, batterà un piccolo record: appena tre sindaci (Mariano Delogu, Emilio Floris e Massimo Zedda, tutti rieletti al primo turno, nel loro secondo mandato) in 27 anni, dal 1994 al 2021.