Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

«Non siamo tutti spacciatori»

Fonte: L'Unione Sarda
30 maggio 2016

VIA SERUCI. La protesta degli abitanti della strada col più alto tasso di trafficanti di droga

 

 

I residenti: le nostre case cadono a pezzi ma nessuno interviene 

 

Nel pianerottolo del primo piano sovrintende Padre Pio, al secondo la Madonna. E al pianoterra c'è l'immagine di Papa Francesco. «Siamo figli di un Dio minore. In via Seruci non abitano solo spacciatori, vivono anche tante persone oneste e perbene, che si alzano la mattina presto per andare a lavorare». Nei palazzoni popolari si prega - come in quelli residenziali - ma la grazia, alcuni residenti, la chiedono alle istituzioni. «Siamo abbandonati dai politici, qui passano solo per cercare voti nel periodo delle elezioni. Ci fanno tante belle promesse, ma non ne mantengono una». Lo dicono in coro, spalancando le porte delle loro abitazioni. Dentro ci sono storie di gente perbene e dignitosa che continua a gridare, ma non viene ascoltata.
L'INVALIDO Alle 16 in punto Salvatore Mirigliani, settantotto anni, aspetta nel suo appartamento al civico 7. «Sono invalido al cento per cento», racconta con sguardo basso e tono rassegnato. «Non posso scendere le scale, e qui non abbiamo mica l'ascensore. Sono prigioniero in casa, e non sono il solo», precisa. «Ci sono tanti anziani in questi palazzi, che non riescono più a uscire da casa. Penso sia vergognoso, oltre che umiliante». A fargli compagnia c'è la figlia, Alessandra: «Le barriere architettoniche non sono certo l'unico problema che abbiamo, qui i balconi cadono a pezzi, rischiando di portarsi dietro la nostra dignità. Nessuno interviene, qui siamo in via Seruci, non nel Corso o nelle strade del centro».
SIGNORA ADA Ha ottantasei anni, gli occhi arzilli e una vitalità da far invidia ai ragazzini. Sta al numero 8, le serve qualche minuto per aprire la porta. Poi compare col suo bastone, con cui cammina a fatica lungo il corridoio, stretto e pieno di foto. «Guardi, le assicuro che ho sempre pagato le tasse come tutti gli altri, eppure sembra che non abbia diritto ad alcun servizio. Sono convinta che se vivessi in un altro quartiere le cose andrebbero diversamente», dice con un filo di voce. «Qui non passano giardinieri e neppure gli spazzini, tanto è vero che abbiamo dovuto fare una colletta per pagare un signore cui abbiamo chiesto di potare un albero».
LE PROTESTE DAI BALCONI «Viviamo nel degrado», si sfoga Donatella Taberlet. «Che nella zona ci siano spacciatori è innegabile, ma non siamo tutti uguali. C'è molta gente onesta che per vivere civilmente è costretta a togliersi il pane dalla bocca. Non è giusto», commenta. «Le assicuro che pago l'affitto regolarmente, spesso anche in anticipo. Eppure i muri sono pieni d'infiltrazioni, i cornicioni si sbriciolano e mi è capitato persino di trovare topi e pulci dentro casa», spiega. «Mi domando come mai i nostri politici continuino a fare come se niente fosse. È come se per loro esistessero cittadini di serie A e altri di serie B». Dalla finestra a fianco spunta fuori Maria, «ma il cognome non lo scriva, ma non ho paura di parlare, è solo per una questione personale», premette. «È una vergogna a noi non pensa nessuno. Guardi le facciate, sono in condizioni pietose. L'amministrazione lo sa, eppure non fa intervenire nessuno».
LA SASSARESE D'ADOZIONE «Sono cresciuta in via Seruci, al civico 8, adesso per lavoro sono spesso a Sassari, ma ho ancora la residenza qui», precisa. «A settembre ho chiesto l'intervento dei vigili del fuoco, sono venuti e hanno tamponato i soffitti, ma non certo risolto il problema. Questo palazzo è pericolante, e non lo dico certo io», ribadisce. «I politici hanno speso un sacco di soldi per realizzare il muro di Berlino in piazza San Michele, tra l'altro contro la volontà della gente. Avrebbero fatto meglio a mettere in sicurezza le nostre case. Che sono popolari, ma chi ci abita è uguale ai residenti di ogni altro rione».
Sara Marci

COMUNE. Mai entrati in funzione in scuole e Municipalità

Fotovoltaico, cinque impianti fermi

 

 

Doveva rappresentare un importante passo per un futuro all'insegna della sostenibilità energetica. Invece, la delibera di Giunta sul fotovoltaico si sta rivelando uno spreco per le tasche dei contribuenti cagliaritani e non solo.
Lo dicono i numeri: quasi 718 mila 500 euro sono stati spesi per la realizzazione di cinque impianti in altrettanti edifici di proprietà comunale. Al momento, senza risultati. Delle apparecchiature montate tra il 2014 e il 2015, nessuna è attiva a causa di un problema tecnico nella trasmissione dell'energia all'Enel. Lo afferma l'ufficio Edilizia scolastica, assicurando che la questione sarà risolta nei prossimi mesi.
Quando accadrà, saranno trascorsi circa otto anni dall'approvazione del progetto preliminare, giunta nel 2008. Il sì a quello definitivo, che con fondi comunali e regionali ha finanziato la costruzione degli impianti nelle scuole delle vie Fosse Ardeatine, Garavetti, Caboni e Venezia e nella sede della Municipalità di Pirri, risale invece al dicembre 2011. Archiviate le formalità, al via libera della Giunta cagliaritana è seguita poi l'installazione delle strutture, completata l'anno scorso senza alcun beneficio.
«Da quando sono stati montati, questi impianti fotovoltaici non hanno funzionato un giorno», commenta con amarezza Valentino Pusceddu, dirigente dell'istituto di via Fosse Ardeatine. «Sono state impegnate risorse pubbliche per non ottenere alcuna utilità», attacca Salvatore Cuboni, vicepresidente della Municipalità, che è stata dotata anche di un impianto termico. «Ora è tempo che qualcosa cambi».
Giacomo Perra