VOTO 2016. La denuncia: ragazzi allo sbando, quartiere ghetto, mancano centri di incontro
I residenti indicano al futuro sindaco i problemi da risolvere
«Lavoro, lavoro, lavoro, lavoro», ripete dalla parrocchia di San Massimiliano Kolbe don Carlo Follesa. Giusto per ribadire quale sia il primo problema che il nuovo sindaco dovrà affrontare e risolvere in un quartiere non particolarmente esteso ma dall'altissima densità abitativa. Nell'ultimo censimento, anno 2011, il rione sfiorava i 14 mila residenti. In pratica, un cagliaritano su undici viveva a Is Mirrionis, per tutti sinonimo di spaccio, delinquenza, disagio sociale. Problemi esistenti, dato di fatto che nessuno nel rione nega, spesso però enfatizzati e comunque «originati dal peccato originale». Cioè «l'assenza di lavoro». Il primo problema che i residenti pensano dovrà risolvere il futuro primo cittadino, chiunque lo diventi tra i sette in corsa.
In un agglomerato urbano dove trovano spazio associazioni cattoliche, sportive e culturali, circoli cinematografici, scout, il mercato e le scuole, la mancanza di una occupazione spinge molti giovani (e non solo) sulla strada sbagliata. Un quadro chiaro a chi osserva la situazione dall'altare. «Lavorare vuol dire cultura, studio, relazioni sociali, sport. Senza, non c'è nulla. E si giustifica la caduta nella delinquenza», denuncia don Follesa: «Il Comune deve creare occasioni e opportunità. E che dire delle case: sono fatiscenti. Basta osservare le vie Meilogu e Seruci». Ma il sindaco che verrà dovrà anche «creare spazi per l'aggregazione sportiva dei giovani, oggi troppo onerosi».
Ciò che gli abitanti chiedono in fondo è «una banalità», rimarca Michela Caria, presidente dell'associazione Antonio Gramsci in via Doberdò: «Avere un luogo di aggregazione, incontro e dibattito laici. Magari nella vecchia Scuola popolare dei lavoratori, abbandonata e murata. Il quartiere non è solo un centro di spaccio, ha tante potenzialità». Fondamentale «non creare ghetti come quelli di via Timavo, dove si vende droga 24 ore su 24 e nessuno va a vivere pur avendo l'alloggio». Nuove piazze? «Piacerebbero anche a noi, ma ci preme altro. C'è voglia di cultura. Le associazioni ci sono, servono interventi del Comune».
Certo sarebbe utile pulire «strade e cassonetti» e sistemare «i marciapiedi», sottolineano Luciano Orrù, Luciano Secci e Giampaolo Palla, soci del circolo culturale sportivo De Amicis in via Malfidano, ma alla fine si torna sempre lì: «La droga è il problema vero, come i troppi sfratti». Non avendo un impiego «ci si butta su quel settore per campare. I ragazzi sono allo sbando, serve un maggiore controllo. Magari aprire una biblioteca». E basta «con l'edilizia popolare, il rione sarebbe ghettizzato e la delinquenza crescerebbe», insiste Massimo Lattuca, il cui padre Antonio aprì la Acli: «Il sindaco crei servizi per gli anziani e un centro di aggregazione sociale».
Andrea Manunza