A Cagliari la manifestazione del pubblico impiego. E oggi sciopera la scuola
Quando si diceva di una famiglia che non arriva a fine mese. Oggi «i soldi sono già finiti dalla seconda settimana», dicono i duemila lavoratori che ieri mattina hanno sfilato nel centro di Cagliari. Era lo sciopero unitario del pubblico impiego di Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Pa, per il rinnovo del contratto, per il rispetto e la dignità, contro la legge Fornero e per la rinascita economica, sociale e culturale dell'Isola; oggi si replica con quello della scuola, nel capoluogo e a Olbia; il 26 è in programma un'altra manifestazione a Sassari. E sono le premesse per uno sciopero generale regionale, probabilmente entro l'estate, sui cui le sigle confederali stanno seriamente ragionando.
I manifestanti sono arrivati da tutta la Sardegna. Da piazza del Carmine si sono mossi lungo via Roma e hanno raggiunto il palazzo del Consiglio regionale, dove però non hanno chiesto nessun incontro a nessun onorevole, sono rimasti fuori, a discutere e ad ascoltare i comizi finali.
«Il primo punto è il contratto, scaduto da sette anni, e Renzi si ostina a non voler rispettare la sentenza della Corte costituzionale che impone il rinnovo», spiega Rossana Dettori, segretaria nazionale Fp Cgil. «Siamo qui - ed è la sesta tappa di venti manifestazioni che faremo in tutte le regioni italiane - per chiedere al governo quale pensa sia il reddito di sopravvivenza, dato che in media uno stipendio nel pubblico impiego è di 1300 euro al mese». Aggiunge: «Chiediamo un aumento salariale di 150 euro, che colmi le perdite subìte dal 2009 a oggi, circa 4000 euro netti a testa. Renzi deve fare la patrimoniale e togliere soldi ai ricchi, non continuare ad affamare noi».
Nino Cois, segretario regionale Fp Cgil, avverte: «Chiediamo alla Regione un'assunzione di responsabilità, un'inversione di rotta, le riforme non possono tradursi nella riduzione dei servizi, nella mortificazione delle professioni, nello spopolamento dei territori. La nostra terra merita buona politica e scelte coraggiose».
Davide Paderi, segretario Cisl Fp, ricorda che «i lavoratori pubblici sono gente tosta, svolgono un'opera importante e forniscono servizi essenziali». E continua: «Meritiamo un contratto e la valorizzazione del nostro lavoro, Renzi non può girarsi dall'altra parte, la Giunta regionale non può continuare ad andare avanti senza di noi, il modello è sbagliato, Pigliaru sbaglia a fare il “copia e incolla” di ciò che dice il premier. Diciamo no ai tagli e sì a un nuovo piano di sviluppo per l'Isola, che parta da servizi pubblici efficienti e diffusi. La protesta continua».
Positivi ma battaglieri - spiegano. «Con orgoglio e passione siamo qui», dice Fulvia Murru, segretaria Uil Pa, «hanno cercato di farci passare per ladri e fannulloni, ma noi siamo vicini ai cittadini, e i cittadini sono con noi, perché crediamo in un paese migliore. La Sanità che vuole l'esecutivo non ci piace, si pensa al risparmio e non ai bisogni della gente, ci stanno portando via il diritto alla salute, le zone interne sono abbandonate, i trasporti non funzionano, i sardi sono isolati. Il presidente ci deve convocare, altrimenti ci convocheremo noi. Questo è solo l'inizio».
Ieri mattina in piazza c'erano i rappresentanti di 60 mila lavoratori sardi - 30 mila della sanità, 20 mila degli enti locali e 10 mila dei ministeri - dagli impiegati ai vigili del fuoco, dagli operatori degli asili nido alle coop, dai dipendenti Aias che non prendono lo stipendio da mesi, ai numerosissimi precari. Ancora: gli archivisti della Regione, un caso assurdo, 15 persone che dopo dieci anni di Co.co.pro rinnovati di volta in volta, dopo aver censito 40 chilometri di documentazione di tutti gli uffici dell'amministrazione, dal patrimonio culturale ai dati per le pensioni dei dipendenti, sono stati messi alla porta a ottobre scorso. «Ci hanno detto che la nostra opera non è più necessaria, via, siamo tutti a casa», dicono, «e non capiamo proprio come possa essere così dato che siamo altamente specializzati e che si sta andando verso la digitalizzazione di tutti gli atti».
Ieri in piazza c'erano anche i segretari generali confederali, Michele Carrus (Cgil), Oriana Putzolu (Cisl) e Francesca Ticca (Uil). Putzolu ribadisce che la sua organizzazione si sta preparando a una mobilitazione generale in tutta la Sardegna, Carrus riconosce «che con questo governo regionale si sta dando reale attuazione a processi di cui si parlava da anni, come ad esempio la riforma delle politiche per il lavoro approvata la settimana scorsa». Ma «il malessere è diffuso, i giovani scappano e in queste condizioni è naturale intensificare le iniziative di massa. Chiediamo interventi più incisivi a breve, a partire dai cantieri, altrimenti, non escludiamo lo sciopero generale».
Cristina Cossu