Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Mostra all'Exmà Giocare con dolcezza con la malattia: gli autoscatti del corpo

Fonte: L'Unione Sarda
5 maggio 2016

 

A ll'Exmà ci sono due grandi donne. C'è Carol Rama, con la sua treccia da ritratto del Fayyum, che incarna la dissidenza nell'arte. E c'è Egle Picozzi, che ritrae se stessa “in assenza di gravità”. Per dire che, afflitti da una malattia come la sclerosi multipla, si può anche pensare a realizzare «ironici teatrini nei quali invitare la malattia a giocare con dolcezza», come scrive Ivo Serafino Fenu nella presentazione della mostra “SM” (fino a domenica, 9-13 e 16-20). Mostra che non lascia indifferenti, per la capacità della modella-fotografa, autrice degli autoscatti, di interpretarsi con insostenibile leggerezza, facendo del proprio conclamato stato quasi un dono, come direbbe il grande Mannuzzu, un'opportunità per cambiare lenti e guardare il mondo, l'umanità e gli umani affanni con una consapevolezza in più, dall'alto della propria malattia.
Egle, come un'artista-sciamana, presta il fianco, anzi, il suo corpo tutto, scrigno d'indecifrabili segnali - sintomi di malattia - che traduce in simboli, all'interno di un set che è un caffè letterario di Oristano, ambiente caldo e a dominante rossa. I sintomi che pian piano si fanno palesi, Egle li rimanda indietro guardandosi da fuori, in uno sdoppiamento necessario per metabolizzare la polarità sano-malato. Vista così, col vestito vintage di organza avorio e il nastro rosso che le divide la schiena, o le mollette di legno che la pizzicano su braccia e volto, o le gambe fasciate assieme, o la borsa di paglia calata sulla testa, Egle è una bella donna che si diverte col suo corpo e gli amici del caffè-set.
In realtà questo shooting è una performance di body art, come se Egle fosse Gina Pane o Marina Abramovic. Col valore aggiunto, suo malgrado, che qui tutto è vero e quei segnali, che gradualmente affliggono il suo sistema nervoso, sono veri. E hanno nomi: diplopia, infiammazione ai nervi facciali, emiparesi, iperacusia, rigidità, improvvise scosse. Per ora dominate, tutte quelle cose lì, da questo “esorcismo estetico mediante un rito apotropaico tecnologico e contemporaneo, impertinentemente kitsch”, come Fenu ha definito questo prezioso lavoro.
Raffaella Venturi