Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Secondo atto: cyberbulli

Fonte: L'Unione Sarda
22 aprile 2016

Docu-film Il nuovo capitolo della trilogia del regista sardo, la prima a maggio a Torino

 

 

 

Giovanni Coda: «Inchiesta contro l'omofobia»

 

 

T utto avrà inizio a mezzanotte e un minuto del 17 maggio (Giornata mondiale contro l'omofobia) del 2071. Tutto si concluderà quello stesso giorno un minuto prima della mezzanotte. Ventiquattro ore perché un gruppo di artisti raccontino attraverso una performance teatrale il cyberbullismo omofobico subìto da un giovane americano morto suicida all'età di quattordici anni.
Parte da qui, dalla storia vera di Jamey Rodemeyer il progetto cinematografico “Bullied to death” firmato dal regista cagliaritano Giovanni Coda, seconda parte della trilogia dedicata alla violenza di genere iniziata con il celebre “Il Rosa Nudo”. (La triade si chiuderà con il tema del femminicidio).
Una storia per raccontarne molte altre abbracciando un tema, una problematica mondiale, di profonda solitudine. «Raccontiamo il cyberbullismo omofobico partendo da una singola storia, da Buffalo, New York, per poi mettere insieme una sequenza di documenti reali su altri ragazzi e ragazze vittime dello stesso male che hanno perso la vita negli ultimi quindici anni», racconta il regista Coda.
Il film, che verrà presentato in anteprima nazionale il 7 maggio alla trentunesima edizione del “Torino Gay & Lesbian Film Festival” (al cinema Massimo di Torino), è interamente girato in lingua inglese. Le riprese sono state realizzate tra Cagliari e Sinnai e interpretate nelle parti principali dagli attori americani Tendal Mann, Sheri Mann Stewart (voce) e Josh Feldman (voce) a cui si aggiungono, tra gli altri, Sergio Anrò, Assunta Pittaluga, Gianni Dettori e Gianluca Sotgiu per una coproduzione italo-americana.
«È un film che si rivolge a una platea ampissima», ha sottolineato Coda. «Una fascia d'età che abbraccia gli adolescenti fino ad arrivare agli adulti: era questo l'obiettivo della nostra progettazione».
Una pellicola costruita con un impianto completamente teatrale che mira a utilizzare nuovi codici di comunicazione intersecando cinema e fotografia con l'arte performativa. «Si stacca molto dall'immagine de “Il Rosa Nudo”, ma ne mantiene la tecnica cinematografica: camera fissa e oggetti che si muovono creando loro stessi la sceneggiatura».
Dopo Torino sarà la volta della première mondiale «Già in cantiere», assicura il regista. «Per il momento rimane però segreta la località dove si terrà». Ma prima toccherà a Cagliari.
Simona Arthemalle