Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

A tavola nessuna resurrezione

Fonte: L'Unione Sarda
29 marzo 2016

MERCATO. “Ronde” dei clienti a San Benedetto a caccia del prezzo meno proibitivo

Un'altra Pasqua con tagli alla spesa: via i prodotti di qualità

Vince Natale, che pure non aveva fatto grandi fiammate nei prezzi per il cenone. In senso economico (e anche per il calendario) è Pasqua bassa al Mercato civico di San Benedetto, termometro dell'economia reale della città.
LA CARNE Al solito, in tempo di crisi, l'offerta è molta e la domanda poca. Così il maialetto (venduto a Natale a 15-16 euro al chilo) cala a 13,50: è quello Igp sardo. Il capretto viaggia sui 14 (a Natale, 15-16), l'agnello “senza aggiunta” è fermo a 12. «La verità», sospira il macellaio Maurizio Loi, «è che i soldi sono sempre di meno: si rinuncia a qualità e quantità». Le ronde dei clienti alla ricerca del prezzo più basso sono continue, tra i box, e chi non si può permettere la carne classica delle feste ripiega: «Salsiccia fresca a 6,50 o pancetta arrosto con le costine, che costa altrettanto», conferma Loi prima di cedere la linea a Lai (Antonello) nel box a fianco: «Un altro ottimo ripiego, nella Pasqua in tempo di crisi, sono bistecche e fettine di manzo: sette euro al chilo». Poi racconta del tonfo di sabato scorso, quando i macellai di San Benedetto quasi non hanno venduto: «Tempi durissimi». Lo sa anche Sandro Medde, che al Mercato ha una polleria: «Con venti euro acquistano due polli e mangiano in otto oppure si buttano sulle ali di pollo, che si cucinano in tanti modi. Le quaglie? Le propongo a otto euro, ma quasi non ne vendo».
FRUTTA E VERDURA Nemmeno qui si largheggia: «Il melone è a 2,80, quindi preferiscono l'anguria oppure lo zenzero lavorato a Uta: 1,50 l'etto», sorride Vincenzo Cinus, che aggiunge: «Si vendono bene favette e fagiolini».
SALUMI E FORMAGGI La nenia del “rosario della crisi” invade anche gli antipasti, con una differenza: i clienti, almeno quelli del boxista Antonino Pinna, alla qualità non vogliono rinunciare. «Vendo tutto, dal prosciutto sardo squisito e a produzione limitata a 35 euro al chilo, al casizolu di Santu Lussurgiu a 14,80. I singoli clienti, però, ne comprano di meno: tagliano la spesa sulla quantità, e quel che prima si acquistava per quattro commensali ora deve bastare per otto persone».
IL PESCE Al pian terreno del Mercato di San Benedetto, dedicato ai prodotti di mare, il peso del venduto è quello degli altri anni, ma di qualità inferiore. Le orate di allevamento costano 15 euro al chilo al fixing di Franco Secci (il “pescato” raggiunge il doppio), «e per Pasqua molti acquistano pesci grandi da fare arrosto. I gamberoni li vendo a 50: li pago 46 più Iva, non ci guadagno: li tengo per un fatto di prestigio». In un altro box, Emanuele Troja assicura che «con 15 euro di cozze e arselle vengono fuori quattro porzioni», vanta le cozze Cirdu di Sant'Antioco e commenta: «Stiamo diventando box d'élite: continua a comprare chi sta un po' meglio». Orate e spigole non lasciano volentieri il bancone di Odone Spiga: «Non ne ho venduta una, però mi hanno acquistato già sette chili di aragoste e cinque di astice». Stranezze di una Pasqua, l'ennesima, che non prevede resurrezione economica.
Luigi Almiento