Data da fissare, ipotesi inizio giugno. Ci sono anche Cagliari, Olbia e Carbonia
al voto mezzo milione di sardi Quasi 500mila sardi saranno chiamati al voto per rinnovare l'amministrazione in 101 Comuni. Sono sei, tra questi, i centri con più di 15.000 abitanti, che possono quindi andare al ballottaggio. Cagliari e Olbia sono i principali. Undici, invece, quelli commissariati. Ancora non c'è una data precisa anche se i “rumors” parlano del 6 o del 12 giugno.
IL TEST Si tratta di una tornata importante perché rappresenta un test per il governo regionale, a due anni dall'investitura. E sarà anche un banco di prova sia per la partecipazione al voto, sia per verificare quanti saranno i candidati alla carica di sindaco, soprattutto nei centri più piccoli e in situazioni di difficoltà.
È inoltre la prima tornata di amministrative all'indomani della riforma degli enti locali, che ha dato vita alla Città metropolitana di Cagliari e obbliga i Comuni alla gestione associata di diversi servizi.
LE BIG Cagliari, Olbia, Carbonia, Capoterra, Monserrato e Sinnai: Sono questi i sei centri più grossi che andranno al voto in primavera. Il sindaco che vincerà a Cagliari sarà, con una sola elezione, anche primo cittadino della Città metropolitana e senatore. Un ruolo di rilievo che si contenderanno, oltre all'uscente Massimo Zedda, altri sette candidati.
Elezioni chiave anche a Olbia, dove il sindaco uscente Gianni Giovannelli ha deciso di non ricandidarsi e dove il centrodestra arriva alle urne diviso. Capoterra e Monserrato faranno parte della Città metropolitana e i sindaci eletti andranno a comporre l'assemblea delle 17 fasce tricolori.
In tutti questi Comuni è previsto il ballottaggio, se nessuno dei candidati supera al primo turno il 50 per cento dei voti. La seconda tornata si terrà due settimane dopo la prima votazione, quando si sceglierà soltanto il candidato sindaco e non le liste o i consiglieri.
IL PANORAMA Tra i Comuni più popolosi, poco sotto i 15.000 abitanti, c'è Villacidro. Il Comune più piccolo che andrà al voto è Baradili, in provincia di Oristano. Diversi centri non raggiungono i mille abitanti mentre la maggior parte non supera i 5mila. Fotografia di un territorio costruito da piccole comunità, molto radicate nel territorio ma allo stesso tempo in continua lotta contro un fenomeno di abbandono sia degli abitanti sia dei presìdi dello Stato.
UNA MISSIONE Nella scorsa tornata di elezioni amministrative, in un terzo dei Comuni al voto si è presentato soltanto un candidato sindaco e una sola lista. In casi simili, per rendere valida l'elezione è necessario che i votanti siano più della metà degli aventi diritto. Quello che preoccupa è che siano sempre meno le persone che si candidano a guidare un Comune.
A sentire le testimonianze dei sindaci, non ci vuole tanta fantasia per spiegare il fenomeno. I fondi sono sempre più esigui e gli amministratori locali spesso non riescono nemmeno a garantire i servizi essenziali, se non con grandi sacrifici. Questa deriva ha dato vita a un malessere diffuso che, in alcuni casi, si trasforma in delinquenza.
E nel mirino ci sono proprio i sindaci: le persone più a contatto con i cittadini. Così, davanti a una difficoltà di questo tipo, molti preferiscono rinunciare e arrendersi. È da tempo che i Comuni lanciano il grido d'allarme e chiedono maggiore attenzione da parte delle istituzioni.
LA POLITICA Nonostante nelle dinamiche delle elezioni comunali rientrino meccanismi tra i più disparati, c'è una parte di elettorato che tara la propria preferenza sui grandi schieramenti. Così le prossime amministrative, soprattutto nei centri più grossi, offriranno l'indice di gradimento del governo della Regione dopo poco più di due anni di mandato. Ma si tratta anche di una competizione in cui gli stessi schieramenti dovranno testare la propria tenuta non senza difficoltà.
Il Pd deve superare i tormenti delle correnti contrapposte e di un centrosinistra sempre in fibrillazione. Non sta meglio il centrodestra, che in città importanti come Olbia si è spaccato e a Cagliari rischia la frattura sulla scelta del candidato sindaco. Un test anche per l'elettorato chiamato a far valere un diritto-dovere, a prescindere dalla preferenza o dalla rabbia che si esprime, democraticamente, con una croce sulla scheda.
Matteo Sau