Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

«Mi batto per la mia famiglia» In cinque in 30 metri quadri, col sogno di una casa digni

Fonte: L'Unione Sarda
25 febbraio 2016

Stefano Deiana lunedì è salito sul tetto degli uffici comunali e ha minacciato di gettarsi tosa


Se lunedì mattina è salito sul cornicione del palazzo di uffici comunali di via Nazario Sauro minacciando di buttarsi di sotto è perché per la terza volta gli era sembrato di aver finalmente conquistato una casa decente per sé, sua moglie e i loro tre figli: da dodici anni vivono tutti e cinque in 30 metri quadri e per la terza volta si è trovato con un pugno di mosche in mano.
LA DENUNCIA Dopo essersi lasciato convincere dai carabinieri a scendere senza fare sciocchezze, ha messo nero su bianco le sua accuse ai responsabili dell'ufficio Patrimonio su un verbale di denuncia: accuse che, se confermate, potrebbero valere un'ipotesi di reato di abuso d'ufficio.
TRASLOCHI A VUOTO Stefano Deiana ha 41 anni e, dopo aver fatto il muratore e l'operaio addetto al verde pubblico, è senza lavoro. «Mia moglie - racconta - è assegnataria della casa, di proprietà del Comune, in cui viviamo da 12 anni, in piazza Medaglia miracolosa. Per noi è piccola, ed è umida, e da anni abbiamo fatto richiesta di averne una più grande e sana. Negli ultimi due anni, per tre volte, il Comune ci ha comunicato di avercene trovato una più adatta. La prima, nel marzo 2015, in via Vasco da Gama, a Sant'Elia, 85 metri quadri: abbiamo svuotato la nostra casa, caricato tutti i mobili sul furgone della ditta di traslochi, siamo arrivati lì e abbiamo trovato gente dentro. Avevano occupato. Quelli del Comune si sono stretti nelle spalle: “Cosa ci possiamo fare?” Stessa scena lo scorso settembre, in via Utzeri, 75 metri quadri: hanno sfondato la porta davanti a noi. Altri soldi per il trasloco buttati». Fra i due episodi, uno ancora più inquietante: «Ci avevano assegnato un'altra casa, sempre a Sant'Elia, in una strada che non nomino: come siamo arrivati ci hanno puntato contro una pistola e ci hanno detto di andarcene».
LA SPERANZA Alla fine l'uomo e sua moglie si erano scoraggiati. Tanto che hanno speso i pochi risparmi per sistemare la casa di piazza della Medaglia miracolosa. Invece, qualche settimana fa, il dirigente dell'ufficio patrimonio, Francesco Leo, gli ha telefonato: «Stavolta ci siamo, c'è una casa che fa per voi in via Emilia». Un paio di giorni dopo Deiana è convocato negli uffici di via Nazario Sauro per ritirare le chiavi. Invece, la sorpresa: «Il dottor Leo ci ha detto che erano spiacenti: si erano accorti che prima di noi, in graduatoria, c'era un'altra famiglia».
METRI QUADRI Inizia un giro vorticoso di appuntamenti, rinvii, verifiche: «Abbiamo scoperto che questi assegnatari, che sono in quattro, vivono in una casa di 95 metri quadri a Sant'Elia: noi siamo in cinque in un terzo dello spazio. In più. Area, proprietaria della casa dove stanno, non dà il via libera al trasferimento: sarebbero morosi. Ma il Comune chiede a noi di subentrare nella loro casa, a Sant'Elia, palazzo Bodano, per permettere a loro di venire in via Emilia. Assurdo. Se davvero loro sono in graduatoria prima di noi, come mai non sono stati contattati per le altre case? Forse il nostro problema è di non avere santi in paradiso, a differenza di altri».
LA SCENATA In via Nazario Sauro, lunedì scorso, Deiana c'è andato su appuntamento: «Mi aveva detto il dirigente di passare e mi avrebbe detto se Area dava il via libera o meno. Quando un usciere mi ha detto che non sarei stato ricevuto, che i dirigenti erano stufi e noi eravamo pesanti, ho chiesto di andare in bagno e sono salito sul cornicione. I funzionari, dopo, mi hanno chiesto scusa. “Abbiamo sbagliato noi a non accorgerci che non eravate i primi in graduatoria, chiediamo scusa”. Però io non ho bisogno di scuse ma di una casa per me e la mia famiglia».
IL COMUNE Il Comune, ieri, non ha voluto rilasciare dichiarazioni in merito e ha promesso che farà conoscere la sua versione oggi.
Marco Noce