Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Quella fogna non ha padroni Fetore e liquami sono di tutti

Fonte: L'Unione Sarda
3 febbraio 2016


Via Matzeu: Area, Comune e Abbanoa non riparano il tubo rotto

 

La melma che fuoriesce dai tombini, l'inevitabile lago che va a formarsi nello spiazzo davanti all'edificio, i miasmi insopportabili che si avvertono in mezzo quartiere e il cedimento del terreno. Episodi ciclici, che si ripetono alle prime piogge e che, a quanto pare, nessuno riesce a risolvere. Il quartiere Cep, realizzato mezzo secolo fa per soddisfare parte delle esigenze abitative della città, è come se non esistesse. Rione popolare, riconoscibile dai mattoni rossi utilizzati per le pareti esterne - una sorta di marchio di fabbrica dell'epoca, quasi a sottolineare che quella non era e non sarebbe mai diventata una zona “residenziale” - eppure curato, molto di più, e meglio, di taluni palazzi attorno al mercato di San Benedetto, dove gli appartamenti hanno ben altro valore.
Ma va bene così. E in via don Aldo Matzeu, dal nome del sacerdote fondatore della parrocchia della Madonna del Suffragio, la condotta fognaria davanti agli scalini d'accesso del palazzetto al civico 1, sta diventando un incubo per Stefano Mossa, veterinario cagliaritano con studio e casa proprio qui. «Vede - dice, indicando una toppa di asfalto sul terreno - questa l'hanno messa qualche giorno fa, dopo l'apertura di una voragine. Sono venuti degli operai, hanno riempito il buco e se ne sono andati».
Il problema, se di problema si può parlare, consiste in un tubo della rete fognaria che di tanto in tanto si intasa, non scarica e rimanda i liquami maleodoranti fin dentro gli appartamenti, naturalmente dopo aver formato uno stagno fetido nello spiazzo in sterrato della strada. Certo, ci sono cose più gravi in una città complessa come il capoluogo regionale. Ma a chi è costretto a sopportare i disagi non gli frega niente, vorrebbe semplicemente vivere senza l'antipatico inconveniente, che poi è anche questione igienico-sanitaria, quindi meritevole di un'attenzione diversa rispetto a quella riservatagli finora.
Il punto è che non si sa chi debba occuparsi della faccenda. «Quando si è verificato l'ultimo blocco nella rete, una decina di giorni fa, ho dovuto chiudere l'ambulatorio - racconta Mossa - e l'ho comunicato alla Asl, facendo presente che la condotta serve anche altre abitazioni, mi hanno risposto che la competenza è del Comune e non loro». Tutto risolto? «Macché. In Comune a me e a un'inquilina dello stabile hanno detto che a intervenire avrebbe dovuto essere Area. Così ho pensato di inviare delle mail agli indirizzi trovati sul sito dell'azienda regionale: risposte zero. Così il giorno dopo ho chiamato una ditta di autospurgo. Gli operai hanno fatto un'ispezione con la sonda ma neanche loro riuscivano a “stappare” il tubo, fermandosi nello stesso punto in cui si erano fermati quelli di Abbanoa a dicembre. Nella fattura, hanno scritto “stasamento linea fognaria non portata a termine per rottura tubazione e fuoriuscita liquami in strada”».
Nuovo sollecito in Comune. Gli agenti della polizia municipale inviano una squadra del servizio gestione strade. «Gli operai, notando la falla, i liquami e il fetore nauseabondo, anziché transennare, dopo aver ricevuto per telefono le indicazioni sul da farsi, chiudono la voragine che si era aperta con lo sgorgare delle acque di fogna e la ricoprono con uno strato di asfalto. In pratica hanno consolidato la situazione». Cioè, nel momento in cui si verificherà l'ennesimo intasamento della condotta, che è sicuro come la Pasqua tutti gli anni, diventerà ancora più complicato intervenire. Prima, infatti, bisognerà rimuovere l'asfalto perdendo ulteriore tempo nell'operazione.
«Spiegarlo - dice sconsolato Stefano Mossa - è stato inutile. Continuo a rimanere in attesa di una risposta e di un intervento serio da parte di Abbanoa, di Area, del Comune o di chiunque esso sia. È penoso vedere gli enti pubblici che si scaricano l'un l'altro le responsabilità, costringendo i cittadini a perdite di tempo continue ed esponendoli anche a rischi di malattie». Succede, nel quartiere Cep di Cagliari, Sardegna, Italia. ( v. f. )