Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Profonde radici blu testimoni di storie mai finite

Fonte: L'Unione Sarda
1 febbraio 2016

Arte La personale di Roberto Falchi allestita nella Torretta dell'Exma di Cagliari


 

 

C ' è un'ostinata dolcezza, sorretta da un intenso blu in bilico tra il Giappone e il lapislazzulo, nelle radici di Roberto Falchi, solide ramificazioni di indagini mai finite. Dicono di storie di vita, di amori e sogni: un universo da leggere tra le righe fitte e sottili, dove il segno di china e pennino è sicuro ed elegante. Ma «pur percorrendo ogni sua via, tu non potresti mai trovare i confini dell'anima, così profonde sono le sue radici». Parole di Eraclito, specchio del talento di Roberto Falchi che le sceglie come viatico «perché - confessa - non conosco mai la direzione che prenderà la nuova radice. Potrà scavare nel profondo o restare in superficie, disegnare una ragnatela o diventare robusta e forte».
Metafora di vita e insieme strumento per indagare ciò che non è visibile agli occhi, “Profonde come radici”, questo il titolo della personale allestita nella sala della Torretta dell'Exma, a Cagliari, (fino al 7 febbraio) a cura della critica dell'arte Roberta Vanali, è un viaggio senza arrivo, in una ricerca artistica iniziata nel 2007, dove la pittura si intreccia a poesia e filosofia. Potrebbe sembrare persino un paradosso che le radici azzurro-blu, esaltate da un allestimento sobrio ed efficace, comincino a diramarsi e cercare nuovi appigli proprio nel punto più alto dello spazio espositivo dell'Exma; eppure sono così robustamente impertinenti da muoversi in ogni direzione. Inseguendo magari la luce, come fa la “grande radice”, arazzo del nostro tempo che si snoda lungo otto metri, portandosi dietro mille e una storia; o ornando con tessere piccole la base di un gradino, quasi fossero preziosi azulejos. Oppure abitare, come radici sospese e aeree, spazi bianchi alle pareti, riempiendoli di poesia. O ancora piccole cartoline, allegramente custodite sotto vetro.
Eclettico, quasi maniacale, poco incline ad apparire, formatosi all'Accademia delle Belle arti di Firenze dove continua ad avere legami di studio e lavoro, Roberto Falchi, 36 anni di Cagliari, mette in luce in queste 200 opere di piccole e medie dimensioni, realizzate con tecnica mista su carta e cartoncino, «il punto di unione tra la materia e la psiche». «Analizzare le radici - scrive ancora Roberta Vanali - significa per l'artista considerare l'origine sostanziale dell'universo, quando non diventa il pretesto per creare nuovi sentieri, nuove vie di fuga da schemi precostituiti nel tentativo di preservare la sacralità dell'opera».
Ecco perché ogni suo pensiero, appunto, emozione, segno artistico trova ospitalità in un interminabile “Diario di bordo”, una sorta di rotolo sul quale ritrovare ogni passo del suo cammino. «La progettazione - spiega l'artista - è alla base di ogni indagine nella quale, inevitabilmente confluiscono tante discipline e l'uso di differenti materiali». Sperimentare, aprirsi nuove strade, affondando nella terra proprio come fanno le sue radici blu, colore “forte e debole”, ossimoro d'artista.
Che sarà questo pomeriggio dalle 18,30 alla Torretta a mostrare, a chi vorrà, come la sua arte è ricerca. Di un altrove dove mettere radici.
Caterina Pinna