Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

«Mio nonno e l'orrore nazista»

Fonte: L'Unione Sarda
28 gennaio 2016

Il videoprogetto di Valentina Zuddas sul web in occasione della “Giornata della memoria”

L'idea: noi giovani abbiamo l'obbligo di tenere viva la memoria 

Temeva di non essere creduto. Così Pietro Zuddas ha tenuto segreti, per 50 anni, i racconti di quell'orrore. Di quei due anni trascorsi nei lager di Flossenburg, Hersbruck e Dachau. Ma, nei primi anni Novanta, ha deciso di metterli nero su bianco. E, ieri, in occasione della “Giornata della memoria”, la nipote Valentina li ha condivisi, grazie al web, con tutto il mondo. Poco prima di mezzanotte, ha pubblicato, su Youtube, il video progetto “#noicicrediamo”.
L'IDEA «A noi giovani», spiega, «spetta il compito della memoria». Trentadue anni, Valentina Zuddas dedica parte del suo tempo libero alla compagnia teatrale Elliot. E proprio, insieme a 25 ragazzi come lei, ha deciso di rendere pubblica la storia del nonno. «Ognuno di loro ha letto una parte di quei racconti. Tutti si sono ritrovati per la prima volta quel testo davanti e alcuni si sono commossi leggendo un racconto così tremendo».
LA STORIA Storie che hanno coinvolto tanti sardi. «Mio nonno era solo uno dei 12 mila sardi deportati nei lager». Normalmente, la “Giornata della memoria” viene associata all'olocausto degli ebrei. L'orrore nazifascista, in realtà, colpì anche altre persone: tra i sardi finiti nei lager, solo 290 “avevano la colpa” di essere ebrei o oppositori politici. «Lui», racconta, «era un militare che, come tanti altri, dopo l'armistizio, si ritrovò a decidere che cosa fare. Tento di raggiungere un amico a Napoli per unirsi alle forze alleate». Ma il destino fu beffardo. «In quel caos, salì nel treno sbagliato e finì nel Nord Italia: fu catturato e venne incarcerato a San Vittore». Dove la storia con la “s” minuscola di una persona incontrò la storia con la “s” maiuscola: dopo un attentato contro un camion tedesco, fu decisa la rappresaglia. I militari fascisti prelevarono un prigioniero in ogni cella. «Per fortuna di mio nonno, si fermarono proprio prima della sua cella perché avevano raggiunto il numero stabilito». Quei 15 prigionieri furono fucilati in piazzale Loreto (la decisione, in seguito, di esporre il cadavere di Mussolini in quella piazza era figlia proprio di quella strage).
IL PROGETTO La detenzione nei lager, la fame, il terrore, la liberazione: storie che Valentina ha scelto di diffondere su internet. «Io, la regista Daniela Serpi e i ragazzi della compagnia abbiamo cercato di muoverci il più velocemente possibile perché volevamo pubblicare il video per la “Giornata della memoria”. Sembrava tutto fatto ma, martedì notte, abbiamo scoperto che il filmato non poteva essere visto in Germania perché le musiche di Brahms che avevamo scelto erano coperte da copywright. Abbiamo dovuto cambiare la colonna sonora». Una corsa contro il tempo. «Sono riuscito a far vedere il filmato solo stamattina a mio padre: per la prima volta l'ho visto piangere».
Marcello Cocco