Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Case popolari, il mercato nero dietro la centrale dello spaccio

Fonte: L'Unione Sarda
25 gennaio 2016

IS MIRRIONIS.

L'assegnatario dell'alloggio trascorreva la notte alla Caritas 

Una casa comunale, regolarmente assegnata a un cittadino in graduatoria, requisita da un'organizzazione criminale e trasformata in un covo dello spaccio. È successo in via Timavo, a Is Mirrionis, mentre l'emergenza abitativa in città è sempre a livelli preoccupanti. Dopo il blitz dei carabinieri di martedì e il sequestro dell'appartamento utilizzato come laboratorio della droga, emergono nuovi particolari: la casa era stata assegnata dal Comune a un cagliaritano, ma era diventata proprietà di chi gestisce lo spaccio nelle palazzine a due passi dall'ospedale Santissima Trinità. Forse l'assegnatario ha accettato poche migliaia di euro per venderla nel mercato nero e andare via, o forse è stato convinto a cambiare aria. I militari lo hanno rintracciato dopo l'operazione antidroga: dormiva alla Caritas.
L'INCHIESTA La casa, al terzo piano della scala “C” in via Timavo, è ora sotto sequestro, come disposto dal gip. È stata affidata in custodia giudiziale al Comune. Per i carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale, coordinati da Ivan Giorno e da Michele Cappa, nessun dubbio: l'appartamento era gestito dagli spacciatori. La conferma è arrivata dalla perquisizione fatta al diciassettenne cagliaritano (residente nel quartiere, ma non in via Timavo): aveva con sé le chiavi dell'abitazione. A protezione del covo dello spaccio c'era una porta blindata. Dentro, un piccolo laboratorio per lavorare la droga e preparare le dosi. Gli investigatori hanno ritrovato anche dei nascondigli che venivano utilizzati per nascondere le partite di stupefacente. Recuperati anche un bilancino di precisione e decine di buste di plastica con tracce di marijuana e cocaina.
LA STRUTTURA I carabinieri hanno ricostruito il funzionamento dello spaccio tra le palazzine di via Timavo, dove i cittadini onesti in ostaggio sono la netta maggioranza. I pusher , quasi sempre minorenni, lavorano in turni di sei ore: il compenso era di 50 euro. Per le vedette, il rimborso era di 20-30 euro. I clienti, molti tossicodipenti giovani (diverse le donne segnalate durante i servizi di appostamento dei carabinieri), aspettavano in fila e a un segnale della vedetta potevano raggiungere l'appartamento al terzo piano: qui ordinavano la droga allo spacciatore in servizio, pagavano e ricevevano le dosi.
IL PROPRIETARIO L'assegnatario, rintracciato alla Caritas, non ha saputo dare spiegazioni. Forse è stato pagato per lasciare la casa a lui assegnata. Oppure ha ricevuto un invito ad andare via. Ora gli infissi sono murati in attesa che la casa venga sistemata e assegnata nuovamente a qualcuno che ne abbia davvero bisogno.
Matteo Vercelli