Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

«Aggredire l'erosione»

Fonte: L'Unione Sarda
25 gennaio 2016

POETTO. Ambientalisti: sì agli interventi sugli stabilimenti in muratura

Zedda: gabbie di canne per trattenere la sabbia 

Ripascimento, brutta parola. Al solo pronunciarla, sono parecchie le persone che in città ancora scuotono la testa, rabbrividiscono. Lo scempio del 2002 non ha scalfito la memoria, è ancora lì, sotto gli occhi dei cagliaritani. Di chi aveva sperato di riavere i tropici del passato e ne è rimasto deluso, di chi quel lavoro l'aveva ciecamente difeso e ancora ci tenta, di chi apertamente l'aveva osteggiato.
GLI INTERVENTI Il lavoro di riqualificazione dell'amministrazione comunale e l'approvazione del Piano di utilizzo del litorale hanno cambiato il volto ai cinque chilometri di arenile ma dal mare - come fossero invisibili saccheggiatori - i cavalloni continuano ad aggredire la spiaggia. Ingoiarla, ridurla, riportandola a quel che era prima del ripascimento.
«L'erosione - dice il sindaco Massimo Zedda - ha vari volti e sono diversi gli elementi che la caratterizzano. A incidere sono i bagnanti, il loro impatto. A farlo, in modo nettamente più consistente, sono il vento e le mareggiate. Noi siamo intervenuti in questi due casi, ricostituendo la fascia retrodunale con la sabbia rimossa durante i lavori di riqualificazione e con questa realizzando un ecofiltro grazie anche a reti di juta capaci di trattenerla e favorire la crescita di essenze vegetali». Lavoro importante, lavoro insufficiente vista l'incidenza dei marosi che hanno ripreso a sfamarsi di sabbia.
GLI AMBIENTALISTI «Il lavoro fatto in questi anni è stato fondamentale, ma noi crediamo che ci sia stata un'eccessiva urbanizzazione a scapito dell'ecosistema. Bisognerà invece enfatizzare maggiormente gli interventi di tipo ambientale», sostengono Carla Varese, presidente del circolo cagliaritano di Legambiente e Toni Corona, referente dell'associazione per il l monitoraggio sul Poetto. «Molti studiosi hanno messo in risalto come, per salvare il Poetto dall'erosione, sia necessario un adeguato programma di progressive demolizioni delle strutture in muratura così vicine alla battigia che nel corso dei decenni hanno avuto un impatto negativo sui delicati equilibri del litorale», ricorda il responsabile scientifico, Vincenzo Tiana. Sono gli stabilimenti storici (il Lido, il D'Aquila e delle diverse forze di polizia), salvati nei giorni dell'abbattimento dei casotti, ad essere presi di mira da studiosi e ambientalisti. «Stiamo parlando, naturalmente, di interventi in prospettiva ma che comunque andranno fatti per il bene del Poetto», dice ancora Tiana.
GLI ERRORI Le opere per salvare i cinque chilometri di spiaggia cagliaritana e i tre di Quartu è questione complessa, delicata. Gli errori del passato (a cominciare dal furto autorizzato di sabbia sommersa degli anni Settanta per fornire materia prima all'edilizia e che hanno creato la voragine) non sono certo rimediabili. In attesa di un riconquistato equilibrio naturale sotto e sopra il mare, da fare c'è ancora parecchio. «Intanto per salvare le sabbie esistenti», spiega Massimo Zedda. «Dopo l'ecofiltro si procederà con le gabbie di canne come già è stato fatto, con buoni risultati, a Villasimius, Chia, Stintino e Posada. Serviranno anche passerelle in legno per ridurre la pressione antropica sull'arenile ma poi servirà uno studio capace di suggerirci come intervenire per contenere l'erosione dal mare. Anche in questo caso determinata dalla modifica delle correnti provocata dalle dighe realizzate sotto la Sella del Diavolo dopo il crollo della parete e dai moli di Marina Piccola».
LE CONSEGUENZE Strutture che impediscono alla corrente di raggiungere la costa, “guidandola” parallelamente al litorale fino a Margine Rosso (dove la spiaggia è cresciuta) ma anche al Poetto di beneficiare dell'apporto di nuova sabbia. «Ebbene - conclude Zedda - probabilmente bisognerà pensare a correggere questi sbagli, magari creando un vero e proprio laboratorio sul tratto oggi più condizionato dall'erosione e cioè tra Marina Piccola e il Lido».
Andrea Piras