Rassegna Stampa

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Città metropolitane e mini, troppi Comuni accontentati: tutto da rifare

Fonte: web sardiniapost.it
18 dicembre 2015

 

La riforma degli Enti locali, quella che deve disegnare la nuova geografia amministrativa della Sardegna senza più le nuove Province e con quelle storiche depotenziate, slitta al 2016. Perché a furia di fare modifiche per accontentare Sassari, Olbia, Nuoro, Oristano, Carbonia e Iglesias rispetto a quello che viene considerato lo strapotere di Cagliari con la Città metropolitana, è stato snaturato il testo approvato a fine novembre dalla commissione Riforme. La quale, adesso, deve di nuovo riunirsi per approvare il Dl 176 corretto con i 66 emendamenti presentati martedì dal Pd, in accordo col resto della coalizione.

Il problema era stato sollevato nei giorni scorsi dal centrodestra. E oggi quella posizione è stata ribadita in Aula dal capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis. Ciò vuol dire che nell’aula di via Roma solo dopo il 7 gennaio sul Dl potrà cominciare la discussione per convertirlo in legge.

Come noto, la bozza liquidata un mese fa dalla commissione Riforme fissava un paletto: solo Cagliari città metropolitana, mentre per Sassari e Olbia c’era un riconoscimento a Unione dei Comuni di tipo metropolitano, per via del porto e dell’aeroporto. Ma in quel modo restavano fuori Nuoro e Oristano che diventavano semplici Unioni dei Comuni. Destino identico per il Sulcis che, invece, chiedeva maggiore peso amministrativo.

A quel punto è intervenuta l’Anci Sardegna che prima ha lanciato un ultimatum al centrosinistra. Poi, dopo l’incontro col presidente Francesco Pigliaru il 2 dicembre scorso, l’associazione dei Comuni ha aperto un tavolo tra sindaci e consiglieri regionali durante il ponte dell’Immacolata. Da quel lavoro è venuta fuori una nuova riforma, tradotta in 66 emendamenti sostitutivi su 76 articoli totali. Il centrodestra è salito sull’Aventino. Ma ciò che più ha pesato è stata la consapevolezza, interna allo stesso centrosinistra, che stava venendo fuori una soluzione pasticciata.

Infatti: tra i 66 emendamenti c’è la rete metropolitana di Sassari che prevede un bacino demografico di 150mila abitanti insieme ad Alghero, Porto Torres, Sorso e Sennori. Obiettivo: chiedere l’equiparazione a Città metropolitana attraverso una norma di attuazione allo Statuto sarda, da chiedere alla commissione paritetica Stato-Regione.

Poi si è posto il problema delle mini città metropolitane, quelle che tecnicamente sono entrare nella riforma come Città medie: ovvero qualcosa di meno rispetto a un’area metropolitana, ma qualcosa di più rispetto alle Unione dei Comuni. In questa tipologia rientrano Olbia, Nuoro e Oristano. Infine il caso Sulcis, con Carbonia e Iglesias che per il dopo Province sonioo state accontentate con la soluzione della rete urbana, equivalente a un bacino demografico superiore ai 50mila abitanti.

Stando a questo schema ottenuto con gli emendamenti, la moltiplicazione degli Enti è evidente: anziché il modello nazionale del decreto Delrio diviso in Città metropolitana e Unioni dei Comuni, in Sardegna è stata prevista una pletora di nuovi enti, come la rete metropolitana, le città medie e la rete urbana appunto.

Al momento non è dato sapere cosa verrà salvato e cosa invece sarà conservato rispetto alle modifiche del centrosinistra. Nell’attesa, il consigliere regionale Paolo Truzzu (Fratelli d’Italia) intesta la vittoria alla minoranza di cui fa parte: “Davanti a quella valanga di emendamenti sostitutivi, la soluzione non poteva essere che un nuovo passo indietro, col ritorno della riforma in commissione”.

Pietro Cocco, capogruppo Pd, in Aula ha invece minimizzato la decisione: “Questa maggioranza ha sempre detto di volere una riforma condivisa, visto che si va a cambiare, in maniera profonda, il sistema regionale delle autonomie. E  siccome l’innovazione riguarderà tutti i sardi e non soltanto una parte, è giusto arrivare alla più ampia concertazione del testo normativo”. Di certo, se questa tregua tra schieramenti dovesse reggere, si potrà tradurre, come nel galateo della politica, in un accordo per approvare l’intera riforma nel giro di pochi giorni, recuperando così i mesi perduti. Era infatti gennaio 2015 quando la giunta di Francesco Pigliaru, su proposta dell’assessore agli Enti locali Cristiano Erriu, approvò il Dl 176.

L’Aula di via Roma riapre il 22 e il 23 dicembre per approvare l’aumento dell’Irpef, l’esercizio provvisorio e un pacchetto omnibus di provvedimenti in materia di lavoro. Dopo di che, ci sarà la lunga pausa natalizia che si concluderà il 7 gennaio 2016.

Al. Car.
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