Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Granito, porfido e travertino sui marciapiedi della polemica

Fonte: L'Unione Sarda
21 novembre 2015

IL LARGO. Non piace il mosaico dei materiali. Tutti gli “errori” di via Mameli 

Nella città dei cantieri e della rivoluzione urbanistica, i cagliaritani si dividono. Lo fanno anche sui risultati delle opere appena consegnate. Per esempio sul largo Carlo Felice. Gli operai non hanno ancora completato l'intero programma di sistemazione dei sottoservizi e della pavimentazione (il progetto interessa anche il Corso e le vie Sassari e Angioy) e già piovono critiche.
GLI SGUARDI Ieri mattina, lungo il tratto della banchina pedonale che si è disfatto delle transenne ed è stato finalmente aperto dopo mesi di lavori, molti occhi erano puntati sulla pavimentazione. Sguardi perplessi. Dubbi. Critiche spietate e qualche alzata di spalle. Nel mirino il mosaico di un marciapiede su cui insistono diversi tipi di pietre, di materiali. E di stili. «Disordine», sbotta qualcuno, puntando il dito su travertini e graniti, porfido e e cemento. Uniti per ricoprire la banchina all'altezza dell'incrocio con il Corso.
L'ACCUSA Marcello Roberto Marchi, autore del libro “Urbanistica in Sardegna”, va giù duro. L'atto d'accusa è una domanda. «Chi ha progettato, approvato e diretto i lavori del marciapiedi nel largo Carlo Felice ha mai avuto cognizione della bellezza architettonica e del paesaggio?». Per Marchi con gli interventi sulle banchine pedonali «non si poteva fare peggio», da un punto di vista architettonico, paesaggistico e ambientale. «In un angolo così particolare e delicato di un'area della città che risulta vincolata da rigide norme di tutela europee, nazionali e regionali, non solo si consentono abusi di ogni sorta che sono alla luce del sole, ma vengono autorizzati e realizzati dallo stesso Comune interventi edilizi, come questi appena conclusi nel Largo, che andrebbero rimossi e sanzionati».
Basolato, i tozzetti di porfido, il granito e il travertino sono, per molte persone, un vero eccesso in uno spazio ridotto. Una quarantina di metri di marciapiede riaperti ma ancora incorniciati fra i tratti di banchina ancora rinchiusi dalla recinzione dei cantieri, sono l'oggetto di discussione di chi s'infila nei negozi, nei bar.
LE PERPLESSITÀ Qui è un problema estetico a creare la polemica. Poco lontano, in via Mameli, sono gli aspetti più tecnici. Un passante attraversa la strada, rallenta. Poi svolta e sorride, accorgendosi di essere finito dentro la telecamera di un cellulare. «Che le devo dire, un peccato veniale», commenta prima di raggiungere il marciapiede e imboccare via XXIX Novembre. Settant'anni, non dice il suo nome ma mostra l'ironia giusta per non adirarsi: un dissuasore è stato innalzato tra il marciapiede e la carreggiata, in perfetta corrispondenza con le strisce pedonali.
Andrea Piras