Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Rabbia al volante «Se c'è un crollo dove sono i vigili?»

Fonte: L'Unione Sarda
5 novembre 2015

Proteste davanti al Municipio 

Il semaforo rosso davanti al Municipio ferma le automobili ma non le proteste. «Cagliari è invasa da transenne e cantieri: scandaloso», sbotta Carla Pau a bordo della sua utilitaria amaranto. Dalla macchina accanto un signore sulla sessantina prima passa in rassegna la facciata, poi abbassa a metà il finestrino. «Scusi, ma cosa è successo?», domanda con tono gentile. «Mi hanno detto che c'è stato un crollo ma non vedo calcinacci né operai». Qualcuno si spazientisce per l'attesa e si attacca - senza successo - al clacson. «Signor sindaco, la gente non ha tempo da perdere», grida un giovane con gli occhi puntati sul portone d'ingresso. Mezz'ora dopo le 14 non c'è traccia di vigili e nemmeno di operai. «Chiudere tre corsie per non si sa quale motivo comporta disagi per tutti. Dopo il Corso inaccessibile ci mancava solo via Roma dimezzata, speriamo non ci facciano aspettare un'eternità prima di riaprirla al traffico», commenta Luca Scalas.
CONSIGLIO Superato il traffico in tilt delle ore di punta, la situazione per strada torna quasi alla normalità. Ma le lamentele continuano tra i banchi del Consiglio. «Il cantiere in via Angioy è fermo da più di un anno, è inaccettabile», polemizza Pierluigi Mannino, rappresentate di centrodestra. «Da quando sono consigliere non ricordo siano mai stati fatti lavori di manutenzione ordinaria, è comprensibile che poi si arrivi a situazioni come questa». Il collega del Psd'Az Gianni Chessa annuisce: «Era assolutamente prevedibile, il Municipio ha bisogno di periodici interventi che non vengono fatti», osserva. «Bastava picchettare le parti cadenti per evitare tutti i disagi al traffico. Oltretutto vengono imposti costi altissimi sul suolo pubblico ai cittadini mentre l'amministrazione si permette il lusso di tenere le transenne per anni davanti a certi beni. Via Angioy è un esempio». Politica a parte, certo è che il Palazzo civico imprigionato dal metallo non è certo un bel vedere per i turisti. E nemmeno per i cagliaritani.
LA VERTENZA La mente torna indietro. Si ferma al 1896 quando il Tribunale di Roma pose fine all'infinita vertenza che vedeva contrapporsi il Comune allo Stato per questioni legate a diritti doganali. Impose al ministero delle Finanze un risarcimento di tre milioni a favore del primo: una parte venne utilizzata per costruire il bastione di Saint Remy, l'altra per tirar su il Municipio (sino a quel momento ospitato tra le mura di Castello). Su delibera del Consiglio venne proposto un concorso su scala nazionale, che portò a 53 elaborati. Ne vennero selezionati tre, di cui uno ammesso all'unanimità dalla Commissione, che ottenne - rispetto agli altri - il massimo punteggio allo scrutinio finale. Ma il 28 marzo del 1898 il Consiglio comunale stravolse i pronostici e ribaltò il giudizio espresso in precedenza, preferendo il progetto Palmas, presentato dall'ingegnere torinese Crescentino Caselli. Si arrivò così alla posa della prima pietra, nell'aprile dell'anno seguente. Sotto gli occhi attenti del re Umberto primo e della Regina Margherita. Superati i gravi danni subiti durante i bombardamenti del '43, che richiesero diversi anni per riportare l'edificio all'aspetto originario, ora è il rischio di nuovi crolli ad agitare gli animi.
Sara Marci