Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Scavi tra ansia e curiosità L'archeologia urbana appassiona ma il futuro fa paura

Fonte: L'Unione Sarda
3 novembre 2015

LAVORI PUBBLICI.

Incassi a picco, si discute sull'ipotesi della pedonalizzazione

 

Reti, teli, transenne, ruspe, tubature a cielo aperto. Operai e archeologi sono al lavoro, nel corso Vittorio Emanuele II: i primi continuano gli scavi per la realizzazione delle nuove reti (fogne, raccolta acque piovane, gas), i secondi tentano di fare luce sul pezzo di edificio romano scoperto all'altezza della sede dell'Ersu. Tra i commercianti, con l'allungamento dei lavori, il livello d'ansia si è impennato. Tra i passanti, invece, è aumentata la curiosità. Il pachistano Cachu Sherazi , titolare di un market all'incrocio con via Sassari racconta che in tanti si addossano alla recinzione a curiosare. Gianfranco Deplano , bar Oblomov, conferma. Non a caso, la settimana scorsa, alla conferenza stampa di presentazione dei ritrovamenti, il sindaco Massimo Zedda ha chiesto ai responsabili dei lavori se fosse possibile aprire dei “punti d'osservazione” sugli scavi, mentre l'assessore ai Lavori pubblici Luisa Anna Marras sogna alcune giornate di “cantieri aperti”.
Certo non è tutto rose e fiori. Se Sherazi e Deplano sono sicuri che la valorizzazione dei reperti porterà benefici per gli affari, per ora gli incassi sono crollati. Il pachistano si augura che non si vada oltre il 30 aprile, data indicata come fine dei lavori. Traguardo quasi impossibile per altri: «Sei mesi di lavori sono una prospettiva drammatica per un'azienda che sta crollando», dice Maria Cristina Fasciolo , titolare della farmacia. «La lentezza dei lavori è insostenibile, non ce la facciamo più. Sono molto preoccupata». Ha chiesto un parcheggio per i pazienti che devono trasportare grosse quantità di panni e soluzione fisiologica: «Nessuna risposta».
Gianni Pintus , titolare di una profumeria, è furibondo. «Questi lavori non si dovevano fare ora ma a marzo, aprile, maggio, o dopo Sant'Efisio, com'era stato promesso». La valorizzazione dei ritrovamenti archeologici potrebbe portare ricadute positive? «Può darsi, non sono un archeologo. Ma quando? Quando tutti i negozi qui avranno chiuso? Perché qui rischiamo di far chiudere tutti quanti».
Valorizzazione, per molti, fa rima con pedonalizzazione. E se il barista Deplano gongola all'idea («Ci battiamo da sempre per la pedonalizzazione del Corso») molti giurano che ha fatto bene Luigi Anedda . Sulla vetrina del suo negozio di ricambi per elettrodomestici c'è scritto “abbiamo traslocato in via Abruzzi”: «Che il corso verrà pedonalizzato - racconta - non ci è mai stato detto in maniera chiara: è scappato detto al sindaco durante una riunione. Non stiamo facendo quel tipo di pavimentazione per farci passare le macchine , ha detto. In quel momento ho deciso: da maggio scorso siamo, felicemente, nella nuova sede. La pedonalizzazione magari va bene se si vuol fare una strada monocommerciale, con solo pizzerie e ristoranti, ma il corso sarà deserto durante il giorno e affollato la notte». Sulla stessa linea Elisabetta Tronu , titolare di una gioielleria: «Un conto è fare del corso una passeggiata con negozi di vario tipo, un altro farne un distretto dei ristoranti». Idem Luciana Deiana , vini sfusi e prodotti tipici, che racconta: «Col cantiere, i disagi sono grossissimi. Abbiamo una clientela che viene prevalentemente in auto, il calo è notevole. Valorizzare questi ritrovamenti? La cultura è sempre una ricchezza. Però la villa di Tigellio, qua vicino, è in abbandono». No alla pedonalizzazione, «senza una cintura di parcheggi esterni e navette elettriche», anche da parte di Burkhard von Prondzynski , del negozio di giocattoli Orso di Baba.
Speranzoso l'ottico Francesco Zucca : inizialmente contrario alla pedonalizzazione, confessa di essersi convertito dopo un viaggio a Bologna: «Dovremmo abbandonare l'abitudine di avere la macchina sotto casa». Richieste? Una: «Che, quando è possibile, l'amministrazione ci venga incontro. Appena i lavori lo consentiranno, servirebbe l'apertura di un varco che consenta di passare da un lato all'altro della strada senza dover aggirare tutto il cantiere».
Marco Noce