Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

L'appello dei commercianti: il vicolo senza nome diventi un salotto pedonale

Fonte: L'Unione Sarda
26 ottobre 2015


«Abbattete il cancello»

 

Da abbattere ci sarebbero un cancello e una rete metallica. «Mica un muro. Trasformate il vico in strada». Non ha neppure un nome, fa parte di via Sassari quel lembo di strada che collega piazza del Carmine a via Angioy. Parallelo a via Crispi, il vicolo è sbarrato. «Togliete rete e cancelli, trasformatelo in un salotto pedonale», chiedono al Comune i commercianti della piazza, che hanno firmato una petizione insieme ai residenti di alcuni palazzi. «Ci risulta - si legge - che l'amministrazione aveva inserito l'intervento di trasformazione del vicolo in strada pubblica nella programmazione delle opere pubbliche 2013-2015. Ma, ancora oggi, sembra che l'opera non sia stata appaltata».
Scuote le spalle Elvira Sanna, titolare dell'hotel Quattro mori, in via Angioy: «Stiamo aspettando da trent'anni». Il fronte di piazza del Carmine è compatto: «Ne gioverebbero tutte le attività commerciali. Potremmo magari sistemare qualche tavolino, è un peccato che la zona sia in queste condizioni, oltretutto con i cassonetti che traboccano», dice Fedele Usai, della “Caffetteria del Carmine”. Mario Bernardi, del negozio di Ottica, ne fa un discorso di piazza dimenticata: «È diventata un ghetto, troppi furti. Aprire il vicolo significherebbe valorizzare la zona, creare più movimento».
Ma perché la conversione in strada si fa attendere? È una questione intricata di espropri. Pare ci sia una piccola parte che appartiene ancora a privati (tantissimi per una piccola porzione di strada), l'altra al Comune. Il fatto è che ci sono altri privati che hanno ceduto le aree centrali del vicolo ma lamentano negligenze da parte del Comune. Sono i condomini di via Sassari, civico 19 e 21, che hanno firmato la petizione: «L'amministrazione - si legge ancora - ha preteso la cessione a titolo gratuito delle aree centrali del vico, in subordine al rilascio della concessione edilizia per la realizzazione dell'immobile, incamerando gli oneri di urbanizzazione primaria, senza aver provveduto a realizzarla». In parole povere, è stato fatto l'esproprio, il Comune ha dato la concessione. Chi ha costruito ha pagato gli oneri per le infrastrutture primarie e «l'amministrazione avrebbe dovuto realizzare la rete elettrica e idrica, ma non l'ha fatto». La proprietà dell'immobile è stata «obbligata a eseguire i sottoservizi per ottenere l'abitabilità». Insomma, la parte centrale del vico è stata ceduta, con una serie di conti in sospeso, secondo i vecchi proprietari. La fine delle polemiche - spiega il Comune - sta scritta in una «scheda dedicata, inserita nel Piano particolareggiato del centro storico adottato di recente in consiglio ed entrato nella fase delle osservazioni». È stata trovata una «soluzione urbanistica per la sistemazione del passaggio e per dare la possibilità ai privati di realizzare le loro volumetrie di completamento».
Mariangela Lampis