Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Sassari: pari dignità con Cagliari Olbia: Gallura ancora autonoma

Fonte: La Nuova Sardegna
22 ottobre 2015


Le due delegazioni hanno presentato le richieste alla commissione Autonomia del Consiglio regionale Nicola Sanna: «Anche noi Città metropolitana». Gianni Giovannelli: «Non torneremo sotto Sassari»
di Umberto Aime
 

CAGLIARI. «Mai differenze fra di noi», o altrimenti rischia di saltare il banco. Da tempo non si amano, ma oggi all’improvviso Nord-Est e Nord-Ovest della Sardegna hanno in testa lo stesso slogan, quello del momento: «Vogliamo pari dignità istituzionale». Anche se poi ciascuno dei due territori, va ricordato tutt’altro che complici, nel passare dalle parole ai fatti sono subito capaci di declinare la pretesa ognuno a proprio modo, per tirare acqua al loro mulino, non a quello del vicino. C’è ad esempio il messaggio (o ultimatum) lanciato da chi da Sassari e dintorni, fascia tricolore al petto, ieri è arrivato in forze a Cagliari, nel palazzo del Consiglio regionale, per pretendere il titolo che proprio Cagliari ha già da mesi come deciso dal Governo: la Città metropolitana. Da una posizione all’altra. Non ci debbono essere privilegi, è invece il messaggio (o ultimatum) di chi da Olbia e dintorni, sempre con la forza della fascia tricolore, è entrato poco dopo gli altri sindaci negli stessi uffici cagliaritani, per chiedere quello che Sassari ha da sempre: l’autonomia, nel caso concreto «noi della Gallura vogliono essere ancora una provincia autonoma». Da Est a Ovest sono questi i due nodi più intricati della riforma degli Enti locali, che entro la prima settima di novembre il Consiglio regionale dovrà votare. Dovrà farlo addirittura in fretta o altrimenti la Sardegna dovrà caricarsi sulle spalle per colpa e punizione l’intero peso contabile delle vecchie Province, 100 milioni di costi.
Doppio confronto. È stato nella mattinata nell’aula della commissione Riforme del Consiglio. Le due affollate delegazioni di sindaci erano state convocata dai commissari incaricati di licenziare prima della fine del mese la bozza definitiva – dovrà poi essere discussa dall’aula – del disegno di legge proposto dall’assessore agli Enti locali, Cristiano Erriu, e che nel frattempo ha subito almeno due «profonde rivisitazioni» e forse sta per esserci la terza senza sapere se sarà quella definitiva.
Diversi obiettivi. Nel leggere l’articolo qui a fianco sarà evidente che sassaresi e galluresi partono dagli stessi blocchi, ma la pensano in maniera diversa. A parte lo slogan e gli ultimatum, l’unica passaggio che li accomuna è questo: nessuno dei due si è accontentato dell’escamotage della Unione dei Comuni metropolitani, che invece per la Giunta e gran parte della maggioranza era stato l’escamotage per tenere a bada le spinte di campanile. No, il trucco – se così può essere definito – non è andato giù ai al Nord-Ovest, che vuole sempre solo essere una Città metropolitana, come lo è Cagliari. «Perché solo con la certezza di questo titolo istituzionale – hanno detto in commissione i sindaci del Sassarese – l’Europa ci darà i finanziamenti necessari per crescere e riprendere la strada dello sviluppo». Anche per i sindaci galluresi l’Unione metropolitana fra Comuni ha poco senso: loro vogliono solo essere quello che erano prima del referendum del 2012: una Provincia autonoma, con Olbia e Tempio le capitali. Sono due posizioni inconciliabili, anche questo è evidente e non sarà neanche facile inserirle nello scheletro della riforma Erriu. Per la Città metropolitana di Sassari e la rinata Provincia della Gallura (che potrebbe diventare Tirrenica con Nuoro e l’Ogliastra) non c’è per ora davvero spazio nella terza bozza. Chissà nella quarta.
Gli arbitri. A far da mediatore o ragionare le varie parti in causa potrebbe essere il presidente del Consiglio regionale e quello della Giunta. Dopo le due audizioni in commissione, Gianfranco Ganau – presenti anche diversi consiglieri del centrosinistra – ha incontrato le delegazioni dei sindaci. A conclusione della giornata, il suo ufficio stampa ha diffuso questa dichiarazione: «Il mio compito – ha detto – è stato quello e continuerà a esserlo di ascoltare tutti, agevolare il confronto e arrivare a una sintesi. Utilizzerò il mio ruolo per favorire la discussione e la sintesi, spogliandomi da appartenenze e provenienze dell’esclusivo interesse della sardegna e dei sardi». Il secondo arbitro o mediatore per evitare che la maggioranza di centrosinistra si spacchi dovrebbe essere il presidente della Regione. Più volte Francesco Pigliaru ha detto e fatto capire che per lui contano solo le Unioni fra i Comuni, «non esisterà altro dalla riforma in poi», ma ora con tutto quanto accade intorno al disegno di legge Erriu, dovrà certo scendere in campo con maggiore decisione. Nel centrosinistra comincia a serpeggiare la confusione, con anche i partiti più strutturati, come il Pd, attraversati dalla bufera del campanile. Potrebbe essere proprio Pigliaru, col sostegno pubblico del segretario regionale Renato Soru, a chiedere alla maggioranza di evitare strappi, faide, pericolose piroette, o meglio ancora «di perdere la faccia» quando «siamo tutti decisi
ad alleggerire la macchina istituzionale e burocratica, e rischiamo invece di appesantirla». Se gli arbitri non scenderanno in campo, la riforma potrebbe trasformarsi in un inferno per chi governa e il centrodestra non aspetta altro e cioè che contro Pigliaru parta una scarica di fuoco amico.