Cassonetti sporchi e sacchetto selvaggio: le proposte delle piccole e medie imprese
Balia: dialogo con le attività e punti di raccolta sotterranei
Cassonetti troppo pieni, Tari fra le più alte d'Italia, la prospettiva di un'attesa di vari mesi prima dell'avvio del nuovo servizio porta a porta, una cittadinanza che non riesce a differenziare più del 34-35 per cento dei rifiuti che produce e ora il giro di vite impresso a suon di multe dal sindaco Massimo Zedda contro i “pendolari del sacchetto”, i cittadini di altri centri che si liberano a Cagliari, in maniera selvaggia, dei loro rifiuti: la città ha, evidentemente, un problema di nettezza urbana.
INCONTRI Qualche proposta per tentare di risolverlo arriva dal presidente provinciale della Confapi (Confederazione italiana piccola e media industria), Massimo Balia. La prima? «Fissare incontri specifici con le associazioni di categoria, il Comune, le parti sociali e gli operatori economici per condividere strategie comuni e azioni concrete». Secondo l'amministrazione troppi gestori di ristoranti e affini si liberano come capita di imballaggi e rifiuti, secondo gli operatori il problema è che i servizi di ritiro non bastano. «I rifiuti vengono prodotti - ragiona Balia - e chi gestisce il servizio deve essere pronto per ritirarli. Le zone di accumulo, a Cagliari, non sono tantissime: qualche decina. Nelle more della nuova gara d'appalto, perché non passare più volte al giorno a ritirare i rifiuti?» Per una ragione di costi, forse. «Parliamo di un incremento di, forse, lo 0,5 per cento rispetto all'ammontare complessivo dell'appalto».
ECOCENTRI Bene, secondo Balia, intensificare i controlli e sanzionare i comportamenti scorretti. Bisognerebbe, aggiunge, anche fare verifiche su rifiuti speciali e rifiuti edili. Ecocentri: il giudizio di Confapi è positivo, sia su quelli fissi («in diversi centri dove ormai la “porta a porta” si fa da anni, la vicinanza di un ecocentro viene vissuta come un servizio in più») sia su quelli mobili («giusto potenziarli»). Da rafforzare anche lo spazzamento delle strade dove necessario: «Anche qua, non parliamo di tutta la città ma di alcune zone circoscritte».
COSTI Quanto ai costi, Confapi Cagliari ritiene essenziale che si arrivi a una tariffa unica regionale per lo smaltimento (ora ci sono disequilibri fra impianto e impianto, e a Macchiareddu riciclare una tonnellata di rifiuti indifferenziati costa 185 euro, circa il doppio della media nazionale). Altri capitoli importanti, secondo Balia, la lotta all'evasione ed elusione della Tari, la spinta all'ottimizzazione delle raccolte differenziate (da carta, vetro e plastica i Comuni possono guadagnare, per l'indifferenziato spendono) e la sensibilizzazione dei «grandi produttori di rifiuti».
BADGE Il nuovo appalto sarà la cura di tutti i mali della nettezza urbana cagliaritana? «Per valutare, dovremmo conoscere disciplinare e capitolato d'appalto», risponde il presidente provinciale di Confapi. «Per un servizio ottimale occorrono alcune cose: l'informatizzazione del servizio, per esempio. Che non vuol dire iper-tecnologia: i cassonetti apribili col badge, per dire, non mi convincono».
INTERRATI Altro suggerimento: la personalizzazione del servizio. «Non tutte le zone di Cagliari hanno gli stessi problemi e le stesse caratteristiche. Realtà come Pirri, Genneruxi, Quartiere del Sole, Poetto sono assimilabili a quelle di paesi dove la raccolta porta a porta si fa da tempo. Altri, come Castello, Marina, Stampace, Villanova e le zone più centrali, necessitano di modalità “più invitanti”. Per esempio, punti di raccolta più strutturati rispetto ai brutti cassonetti che si vedono ora». Per esempio? «Per esempio, visto che si stanno facendo lavori in varie piazze, perché non prevedere dei punti di raccolta sotterranei? I cittadini potrebbero accedervi tramite cancelli, strisciando un badge, magari la stessa tessera sanitaria: un locale interrato da 100 metri quadri eliminerebbe una grande quantità di cassonetti dalle strade».
Marco Noce