Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Alessandra Asuni racconta il suo “Matrici, un rito”

Fonte: L'Unione Sarda
16 ottobre 2015

TANGO DELLA MATERNITÀ. Sabato e domemica in scena a Pirri per il cartellone del Crogiuolo

 

 

D a adolescente si è formata all'Akròama di Lelio Lecis, dove ha stazionato per qualche anno. Poi, Alessandra Asuni, attrice teatrale cagliaritana, oggi 40enne, ha preso un aereo ed è volata a Parigi, per perfezionarsi con Jean Paul Denizon e Tapa Sudana, della compagnia di Peter Brook. Quindi, è ritornata in Italia, dove ha lavorato con Maddalena Crippa, Anna Bonaiuto, Cristina Pezzoli, Maurizio Donadoni. Da un po' ha abbandonato le collaborazioni, per dedicarsi a una carriera tutta sua, come autrice, regista e interprete. Domani e dopo, alla Vetreria di Pirri, inaugura con due spettacoli a serata (alle 20.30 e alle 22), dal titolo “Matrici, un rito”, la rassegna Tango della maternità, allestita dal Crogiuolo.
«Una messa in scena ideata con Marina Rippa, con cui lavoro da anni», precisa l'attrice: «Una performance in cui c'è molta azione e dove gli spettatori partecipano direttamente. Ogni replica è rivolta a un numero limitato di persone. Non più di diciotto».
Da cosa nasce l'idea?
«Dall'esigenza di raccontare un taglio cesareo che non dovevo e volevo fare, e a cui oggi i medici ti chiedono per accelerare i tempi. Purtroppo, continuiamo a vivere in una società nella quale gli altri decidono per la donna. Dopo il parto, ho scoperto che del cesareo non c'era bisogno. Non è uno spettacolo di denuncia contro il cesareo, ma semplicemente un invito ad avere più consapevolezza, un modo per dire alle donne: riprendiamo in mano il nostro destino, iniziando da un momento importante come la nascita di un figlio».
Su quanti piani si muove il lavoro?
«Su diversi piani. A partire dalla ricerca antropologica sul parto, che ha richiesto un anno di tempo. Abbiamo fatto dei lunghi laboratori con donne che avevano avuto figli, e che hanno raccontato le loro esperienze. Poi, abbiamo raccolto studi e articoli di Maria Gimbutas ed Emanuela Geraci, sul periodo della Dea Madre e sulle statuette, che poi coincidono con quelle bellissime della nostra terra, appartenenti al periodo pre-nuragico. Inoltre, abbiamo raccolto testimonianze di ginecologi e ostetriche che hanno aiutato le donne a partorire in casa. Da tutto questo materiale, è venuto fuori un lavoro che è vita vera, teatralizzato, ritualizzato, contaminato dalla mia sardità. A un certo punto, ad esempio, mi metto a impastare il pane. Gesto che riflette il bisogno di trovare il tempo per le cose».
Carlo Argiolas