Rassegna Stampa

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Cagliari, commercio a due velocità: meno negozi, ma più ambulanti

Fonte: web sardiniapost.it
12 ottobre 2015


11 ottobre 2015  

I negozi tradizionali e le attività del settore turistico continuano a diminuire: fra gennaio ed agosto si registrano 144 piccole e medie imprese in meno rispetto al 2014, con una flessione più accentuata nei capoluogo di provincia che complessivamente perdono 77 attività frutto di 143 iscrizioni e 220 cancellazioni. La crisi nell’Isola si fa ancora sentire. È quanto emerge dalle rilevazioni dell’Osservatorio Confesercenti sulla nati-mortalità delle imprese di commercio e turismo nei primi otto mesi.

“La perdita di imprese del commercio in sede fissa però appare compensata dall’andamento positivo del commercio ambulante che nei primi otto mesi mette a segno una crescita di 137 imprese rispetto allo scorso anno in conseguenza di 186 iscrizioni e 49 cancellazioni. I negozi diminuiscono in tutte le province – sottolinea Confesercenti – fatta eccezione per quella di Olbia-Tempio che registra +8 attività. La provincia che mostra la diminuzione più elevata è quella di Nuoro, che si guadagna la maglia nera con una flessione delle imprese
registrate del -1,07%, corrispondente ad un saldo negativo di 22 negozi rispetto a dicembre 2014. Segue la provincia Carbonia Iglesias con 14 negozi in meno (-0,97%).

“Rispetto agli scorsi anni il mercato interno mostra qualche segnale di miglioramento, ma per i negozi tradizionali è sempre una fase difficile. Aumentano le aperture, ma l’emorragia di chiusure non si arresta – spiega Marco Sulis, presidente di Confesercenti Sardegna -. A pesare sui negozi tradizionali sono soprattutto la deregulation delle aperture delle attività commerciali: il regime attuale, che prevede la possibilità di rimanere aperti h24 per 365 giorni l’anno, è insostenibile per i piccoli negozi che continuano a perdere quote di mercato a favore della grande distribuzione”. Per tentare di incentivare le aperture, col ripopolamento di botteghe, Confesercenti propone l’inserimento nella prossima Legge di stabilità di una norma che permetta di introdurre canoni concordati e cedolare secca anche per gli affitti di locali commerciali. Un sistema già previsto per le locazioni abitative e che potrebbe essere declinato anche per il commercio attraverso un accordo tra proprietari immobiliari, rappresentanti delle imprese commerciali e amministrazioni territoriali competenti.