Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

“Sant'Elia Viva” in prima linea nella protesta Oratorio chiuso, è rivolta «Don Zara lo riapra al rio

Fonte: L'Unione Sarda
14 settembre 2015

Le attiviste dell'associazione 

Passati i tempi in cui si cuciva, si ricamava, si ciaciarrava all'ombra del campanile. I tempi in cui l'oratorio della parrocchia di Sant'Elia accoglieva le anziane del borgo e i bambini, chiamava a raccolta gli adolescenti con iniziative su misura. Da un anno e mezzo, le porte sono chiuse. O meglio, sono chiuse al quartiere. Gli spazi sono divisi tra le suore di Nostra Signora della Mercede e alcune associazioni, indicate dal parroco don Giampiero Zara «che ha tagliato fuori l'intero quartiere, privandolo dell'unico punto di aggregazione per la comunità». L'accusa arriva dalle donne dell'associazione Sant'Elia Viva, che dall'arrivo del nuovo amministratore parrocchiale lottano per riaprire le porte della struttura. Del resto, sono abituate a combattere, loro che da mesi occupano un'area esterna alla ex scuola materna Gianni Rodari.
CENTRO SOCIALE Un altro fronte aperto: l'amministrazione comunale vorrebbe allestirvi una casa della salute, loro un centro sociale. Rimpiazzando un oratorio che dovrebbe accogliere, invece è diventato un muro impenetrabile. «L'ha sollevato il parroco, per primo», incalza Rita De Agostini. «L'abbiamo invitato un paio di volte alla nostra festa, si è rifiutato di venire. Non era nel suo dna partecipare, ha detto».
La chiusura dello stabile è avvenuta in contemporanea. «Quando c'era don Marco Lai, l'oratorio era diventato il fulcro del quartiere», ricordano le attiviste dell'associazione, «ora non si organizza più nulla, i ragazzini sono di nuovo per strada: speravamo che con l'arrivo del nuovo viceparroco si sbloccasse qualcosa, invece nulla».
LA GESTIONE Lui, don Danilo Sbressa, vicario da nemmeno un anno, tira in ballo problemi di natura gestionale. «Gli operatori sono andati via già dopo il trasferimento di don Paolo Corgiolu», precisa, «ho provato a ricontattare tutti, nessuno si è reso disponibile». Pronta la replica delle residenti. «Non serve il personale, in passato era la stessa comunità a gestirlo. Le anziane accudivano i più piccoli, come in una vera comunità». Tra i due, interviene a gamba tesa il parroco, don Zara. «Le signore comincino a venire a messa la domenica, anziché cercare nella chiesa solo un luogo di ritrovo sociale», rimprovera, «l'oratorio è nostro e lo utilizziamo come meglio crediamo».
GLI SPAZI Sull'affidamento degli spazi ad altri enti, la risposta è sibillina. «I tempi sono cambiati, abbiamo dei problemi». Mentre manca affatto, quando si chiedono dettagli sulle attività dell'oratorio per il quartiere. Solo un lapidario «non rispondo».
Clara Mulas