Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Servitù, violati i patti Molti beni militari non sono passati alla Regione

Fonte: L'Unione Sarda
2 settembre 2015

Aree a Monte Urpinu e Calamosca, e c'è anche il fortino a Sant'Elia


Stato e Regione hanno violato i patti sulle servitù militari in città. Un accordo del 2008, firmato ai massimi livelli, stabiliva la liberazione di molte aree dei quasi due milioni di metri quadrati (zolla più, mattone meno) circondati dalle stellette. Gli immobili dismessi e tornati a chi governa la Sardegna sono però abbandonati. Esempio di pregio: gli ex alloggi degli ufficiali a Calamosca, un grande stabile sul mare. Da anni ha porte e finestre murate, lo usano solo i piccioni. Altri beni promessi dal ministero della Difesa, in via ufficiale, non sono mai stati restituiti. Nuovo esempio, stessa zona: trenta ettari sul colle di Sant'Elia. I soldati dovevano sgomberare, ma non l'hanno fatto. C'era poi un'altra categoria di servitù, quelle definite “dismissibili previa riallocazione”: la Regione, per ottenerli, si era impegnata a trovare nuovi spazi per il prosieguo delle attività. Tra questi, l'ospedale militare di Stampace, accanto alla chiesa di San Michele: è sospeso nel limbo.
DUE DOCUMENTI Il primo è del 27 febbraio 2008, firmato dall'allora sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Enrico Letta. È il verbale di una riunione preparatoria al G8 a La Maddalena: forse era destino che tutte le decisioni prese quel giorno non sarebbero valse granché. Al tavolo ci sono anche Renato Soru, Guido Bertolaso e gli alti papaveri dei vari ministeri coinvolti nel summit. L'altra carta risale a qualche giorno dopo, il 7 marzo: è l'accordo tra Difesa, Demanio e Regione per la gestione degli immobili. Il succo è negli allegati, che contengono gli elenchi dei beni, quasi tutti a Cagliari.
LA PROTESTA L'ultima notizia è di due giorni fa: un gruppo di associazioni si oppone alla cessione dell'ex villa del comandante dell'Aeronautica militare, in via Is Guadazzonis, che la Regione ha messo all'asta per sei milioni di euro. È occupata da una famiglia. Faceva parte del gruppo di immobili dismessi sette anni fa e mai usati dalla Regione. Di fronte, con la stessa sorte di non utilizzo, l'immensa area dell'ex deposito carburanti di Marina e Aeronautica: tutto il versante di Monte Urpinu che dà su via dei Conversi. L'assessorato agli Enti locali lo utilizza come deposito di arredi e attrezzature dismesse e ogni tanto cede, a tempo, gli spazi a qualche produzione cinematografica. Verso il mare ci sono gli undici vecchi alloggi degli ufficiali, a Calamosca: a immaginare il futuro, manca solo l'insegna hotel . Abbandonato anche l'ex poligono di tiro, sempre a Calamosca: oltre sedicimila metri quadrati. Dell'elenco dei beni già liberati fanno parte anche l'ex Dicat in via Montegrappa, l'ex stabulario e i mille metri quadri del ricovero quadrupedi a Sant'Elia.
I PEZZI FORTI In lista c'erano anche pezzi pregiati, dai quali i militari non hanno mai levato le tende: il fortino di Sant'Ignazio, l'area del faro di Calamosca e i 30 ettari sul colle di Sant'Elia. La Regione non ne ha mai rivendicato la proprietà.
BENI A DISPOSIZIONE Anche la Difesa, allora, aveva dichiarato che non aveva più bisogno di molti immobili: era pronta a lasciarli, in cambio di nuovi spazi, e la fregatura stava qui: le spese per l'adeguamento degli spazi alternativi, negli accordi, erano a carico della Regione. Che, forse per risparmiare, non ha mai pressato per la liberazione dell'ospedale militare di Stampace, della caserma Ederle (oltre 22 mila metri quadrati, sul mare), dei seimila dell'ex panificio in viale Buoncammino, dei 1.575 dei bunker di viale Colombo, dell'ex caserma Griffa a Buoncammino e degli 8.200 metri quadrati dei magazzini del Genio, in viale San Vincenzo. Al ministero non servono, la Regione non li prende.
Enrico Fresu