Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Ambulanti a rischio sfratto

Fonte: L'Unione Sarda
1 settembre 2015

PIAZZA SAN MICHELE.

Guerra agli abusivi: contro di loro i venditori che pagano le tasse

Il fruttivendolo: «Se mi fanno sloggiare mi lancio nel vuoto»

ndice puntato verso piazza San Michele, la prossima mossa è già stata pianificata: «Sa cosa faccio se mi costringono a sloggiare da qua? Vado a fare visita alla Madonnina della parrocchia della Medaglia miracolosa, lo faccio, eh? Salgo fin lassù e poi mi lancio nel vuoto, se non mi permettono di lavorare». Silvio Pinna, fruttivendolo di strada, da quattro anni si piazza in via Is Mirrionis, a pochi passi dall'incrocio con via Ciociaria. Postazione sull'asfalto, tra un semaforo e l'altro.
LA DISPERAZIONE «È stata la salvezza, soprattutto per la mia famiglia», racconta. Come lui, in altri punti della strada, ci sono altri venditori ambulanti abusivi. «Ma ora rischiamo di perdere anche questo lavoro e i pochi soldi che riesco a racimolare». Silvio Pinna diventa il portavoce dei venditori della zona. «Sono costretto a espormi. Le forze dell'ordine mi hanno detto che qua non posso restare, mi hanno invitato ad andare via. Sono passati i carabinieri, nei giorni scorsi. Capisco che stiano facendo il loro lavoro ma io ho una moglie e una nipote di 22 anni, a loro devo pensare io».
ABUSIVO PER NECESSITÀ A 56 anni è difficile trovare una nuova occupazione: «Dopo 37 anni ho perso il lavoro, facevo il magazziniere. Lavoro dall'età di 15 anni ma non posso andare in pensione». Le alternative sono inesistenti: «Questa è l'unica che mi rimane. Le altre? Rubare e spacciare. Ma io non ci riesco, non è da me. Ho scelto di svegliarmi alle 4 del mattino, vorrei poter continuare». Chi paga le tasse, però, è allo stremo, i conti non tornano da troppo tempo, e guarda male quelli come Silvio: «Ma io mi voglio mettere in regola, sono prontissimo a pagare per uno spazio».
LE CLIENTI Cassette di meloni, pomodori e patate, all'ombra di tre ombrelloni: « Tottu friscu , ai miei clienti non ho mai rifilato fregature. Quando vado via pulisco tutto». E infatti le clienti si schierano a suo favore, pronte a fare le barricate: «Ci mettiamo anche noi a vendere frutta e verdura in strada, in segno di protesta, dalla sua bancarella», dice Marinella Portoghese.
L'ALLARME Gianni Chessa, consigliere comunale del Psd'Az, parla di bomba sociale a orologeria pronta a esplodere. «C'è una grande contraddizione da gestire: da una parte è necessario tutelare chi paga le tasse, che giustamente è esasperato. Dall'altra c'è chi vende frutta perché è l'unica maniera per sopravvivere e non lo fa chiaramente per creare un danno agli altri». Mica facile, trovare una via d'uscita o un compromesso: «Le istituzioni non riescono più ad aiutare i cittadini, che fanno la fila per cento euro al mese. Vendere frutta è un modo per tamponare l'emergenza sociale. Se ci fossero alternative, sarebbe tutto diverso». La proposta di Chessa è quella di «ridurre l'affitto dei box, alleggerire le tasse dei commercianti. Si deve tutelare anche chi paga le tasse: è scoppiata una guerra tra poveri. E per ora, all'orizzonte, non intravedo vie d'uscita».
Mariangela Lampis