Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Sbarcati 963 migranti, venti i malati di scabbia

Fonte: L'Unione Sarda
25 agosto 2015

CAGLIARI. Il sistema dei soccorsi ha funzionato alla perfezione

Sotto i tendoni allestiti al molo Rinascita, nel porto di Cagliari, il caldo si è fatto sentire da presto. Il mercantile Siem Pilot è arrivato verso le 8 trovando pronta la macchina dell'accoglienza. Sono così iniziate le operazioni per lo sbarco (il secondo nel porto a due passi dal centro città) più imponente mai avvenuto in Sardegna: dalla scaletta sono scesi 963 migranti. Uomini, donne (179, alcune incinte, una all'ottavo mese di gravidanza), 66 minorenni (molti i bambini, il più piccolo ha quattro mesi) in fuga dai Paesi dilaniati da guerre e rivoluzioni. E mentre si svolgevano le operazioni di primo soccorso e identificazione, gli investigatori della Squadra mobile hanno individuato due presunti scafisti, arrestati con l'accusa di favoreggiamento all'immigrazione clandestina.
CASI DI SCABBIA Le operazioni sono andate avanti tutto il giorno e sono terminate quando il sole era già tramontato. Alcuni migranti sono stati accompagnati in ospedale per accertamenti medici. Una ventina i casi di scabbia individuati. Davanti agli agenti della Scientifica e dell'Ufficio immigrazione della questura di Cagliari (oberati di lavoro e con i sindacati di Polizia che denunciano ancora una volta la carenza di personale) sono passati tutti i migranti, di una ventina di nazionalità. I più numerosi sono risultati gli eritrei: 331, accompagnati nel campo allestito alla Fiera, per poter lasciare la Sardegna, in nave, già in serata (l'ultimo gruppo parità oggi da Cagliari). Più di cento i cittadini del Marocco, della Libia. Novanta i siriani. Tutti i migranti, indipendentemente dall'etnia, vivevano e lavoravano nei Paesi alle prese con guerre: per questo si sono dichiarati rifugiati politici. Le loro posizioni verranno valutate dalla commissione territoriale.
DESTINAZIONI Dopo il soccorso alle persone distrutte dalla traversata a bordo dei barconi, dalle coste della Libia, e una prima identificazione, i migranti sono saliti su bus e auto private per raggiungere le varie strutture per l'accoglienza. Sotto il coordinamento della Prefettura hanno lavorato circa 150 uomini (Polizia, Carabinieri, Finanza, Capitaneria, vigili del fuoco, municipale, protezione civile, Asl, Croce Rossa) per ridurre al minimo i tempi: 457 sono stati accompagnati nelle strutture della provincia di Cagliari (compresi i 331 eritrei portati nei padiglioni della Fiera campionari), 291 a Sassari, 125 a Nuoro e 90 a Oristano. Quasi tutte le strutture, ha ribadito la prefettura di Cagliari, hanno già ospitato in passato migranti.
L'INIZIATIVA Un pub di Cagliari, l'Old Square, e la Tattoo convention che si è svolta a Quartu hanno offerto duemila pasti completi alla Caritas da distribuire alla mensa. Un gesto di solidarietà non solo per i migranti arrivati ieri e ma per tutti i bisognosi della città.
GLI SCAFISTI Tra i migranti sbarcati dalla nave norvegese c'erano anche i presunti scafisti. Gli investigatori della Squadra mobile di Cagliari con la collaborazione dei colleghi di Sassari e del reparto operativo aeronavale della Finanza, hanno ascoltato molti profughi. Grazie ad alcune testimonianze si è risaliti a due cittadini tunisini: Hassene Sfar (30 anni) e Chaaben Abdlmoula (42) sono stati accompagnati in carcere a Uta. I due hanno precedenti per altri reati. Secondo le accuse erano loro alla guida di due barconi.
LA DISPERAZIONE Dai racconti dei migranti è emersa ancora una volta tanta disperazione. Persone in fuga dai loro Paesi (o da quelli dove lavorano da anni) a costo di rischiare la loro vita e quella dei loro figli. Quasi tutti hanno trascorso più di un mese e mezzo a Tripoli e Sabrata, città della Libia diventate ritrovo dei migranti e basi operative delle organizzazioni criminali che gestiscono il traffico di essere umani. «Per il viaggio abbiamo pagato anche 2000 dollari», hanno riferito agli agenti della Polizia. Tra i capi delle organizzazioni anche alcuni militari. Prima di salire su gommoni e motoscafi i migranti hanno trascorso due settimane in capannoni costruiti sulle coste libiche, raggiunti dopo un viaggio su dei camion. «Ci hanno minacciato con le armi», hanno riferito. Infine hanno vissuto anche per cinque giorni in delle buche sulla spiaggia, nascosti in attesa delle imbarcazioni per la traversata. Poi la partenza e il soccorso al largo delle coste della Libia.
Matteo Vercelli