Rassegna Stampa

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Grotte, antichi cunicoli e passaggi segreti: ecco la mappa della città underground

Fonte: web cagliaripad.it
5 agosto 2015

 

Sono ben 137 tra vecchie cave, pozzi, cisterne, cunicoli e gallerie militari. Scavati dall’età punica a quella moderna, opere idriche, per l’attività estrattiva o come strumenti di difesa, oggi possono contribuire allo sviluppo turistico della città
Ennio Neri,
e.neri@cagliaripad.it
 

Sono ben 137 tra vecchie cave, pozzi, cisterne, cunicoli e gallerie militari. Scavati dall’età punica a quella moderna, passando per il periodo aragonese, opere idriche, per l’attività estrattiva o come strumenti di difesa, oggi possono contribuire allo sviluppo turistico della città. Alcune sono conosciutissime come la Grotta di Su Stiddiu in piazza d’Armi o la cripta di Sant’Efisio. Altre ancora tutte da scoprire per il grande pubblico come il camminamento di porta Cristina e o la grotta del museo d’arte contemporanea presso l’assessorato alla Cultura. Sono state tutte mappate, con l’aiuto degli esperti del gruppo Specus, nel Piano particolareggiato del Centro storico. Ma non equamente suddivise nei rioni cittadini. La parte del leone la fa Stampace che nelle sue viscere custodisce gran parte del patrimonio di grotte della città. E fuori dal perimetro dei 4 antichi quartieri spicca Sant’Elia e il suo dedalo di cunicoli.

Alcuni siti sono ricchissimi. Soprattutto, come detto, a Stampace. C’è il San Giovanni di Dio dove si trovano un tratto dell’acquedotto romano, un camminamento sotto l’ospedale, una cisterna con condotta e una punico-romana con pozzo, un rifugio e un sistema idrico punico romano percorribile o l’Orto Botanico con la sua cisterna romana con canale, la cisterna vivaio 7 e un pozzo sacro libarium.

Ma il sito più ricco è senz’altro è l’Orto dei Cappuccini che ospita la Cava cisterna, una cisterna romana ad ogiva, un pozzo (tetto della Croce rossa), il ricovero dell’ortolano, il famoso cisternone, un pozzo con falda e la galleria di collegamento tra l’Orto e l’Anfiteatro romano, ripresa recentemente dalle telecamere di Giacobbo per la trasmissione Voyager).

Un altro sistema di grotte si trova nell’area di viale Merello (cavità dell’Officina di vico I Merello, la grotta dietro lo Snack bar, i sotterranei dell’ex ospedale aeronautica e l’ospedale San Giorgio della Croce rossa) e preso la villa di Tigellio (pozzo cisterna, pozzo romano, le cisterne numero 5, 6, 7 e 8 e il rifugio antiaereo di vico Tigellio. E nei pressi anche la galleria rifugio don Bosco e il rifugio dei Salesiani.

Sempre a Stampace sono state individuate le cripte di Santa Restituta e Sant’Efisio, la cavità di Santu Lemu e la grotta Guglielmini (entrambe nell’area dell’ex clinica Aresu), la cavità del Ricino del bastione di San Filippo (nel parcheggio del Palazzo delle Scienze) e tante cisterne. Oltre a quella multipla della chiesa dell’Annunziata e il cisternone di via Angioy, ne sono state individuate in via Siotto Pintor 82, in piazza Yenne (dove è stato individuato anche un antico pozzo presso il bar Marcello), in via Mameli 13 e nel corso Vittorio Emanuele II ai numeri civici 160-162.

Più povero di numeri, ma altrettanto ricco di mistero è il quartiere di Castello, dove si trovano il camminamento Porta Cristina (una suggestiva cannoniera risalente al XVI secolo), i sotterranei di palazzo Regio, la galleria di piazza Carlo Alberto, il pozzo di San Pancrazio di piazza Indipendenza, la cavità di porta S’Avanzada, e poi due cisterne in via dei Genovesi (ai numeri civici 100 e 74).

Villanova. Tante le cavità anche tra i Giardini pubblici e viale San Vincenzo: la mappa mette in evidenza la grotta del Fabbro, il Grottino e la grotta della colonna (Giardini pubblici), il pozzo, l’acquedotto e la grotta deposito materiale galleria comunale (viale San Vincenzo) e, nelle vicinanze, la grotta museo d’Arte contemporanea (assessorato alla Cultura), la Cavità della frana e la famosa Grotta di su Stiddiu di piazza d’Armi.

In zona rione Marina la mappa segnala il rifugio sotterraneo n° 2 di viale Regina Margherita e il pozzo di Sant’Eulalia.

Fuori dal centro storico impossibile dimenticare Tuvixeddu: galleria miniera, cavità rifugio (nel predio Ibba, noto come “il catino”), le gallerie miniere Italcementi (ramo alto, ramo basso, ramo basso 2, ramo allagato e tramoggia), il tratto di acquedotto romano e la cavità della polveriera.

Ricchissimi anche Sant’Elia e la zona di Calamosca, quasi tutte opere militari: Galleria vicina al Lazzaretto, cunicolo I e II di borgo Sant’Elia, galleria I e II della batteria C135, cunicolo I e II della batteria C135, deposito carburanti del semaforo, bunker di Calamosca, tramoggia della cava, Grotta I e II del Capitano, magazzino I e II della cava e galleria militare e galleria militare ferro di cavallo (borgo Sant’Elia).

La mappa segnala anche la cavità cortile della Facoltà di Ingegneria (via Marengo), la galleria della Marina militare (colle San Michele), galleria numero 1 (via Milano-Via Ravenna), galleria liceo Siotto (viale Trento), la cavità latomia e la grotticella latomia (via Bainsizza), pozzo mulino della Facoltà di Lettere (fontana aragonese), sistema idrico con cisterne puniche e la Cava delle cinque colonne (via Vittorio Veneto), camminamento con cisterna (Villa Devoto), il pozzo mulino di villa Carboni (via San Michele), la galleria di via Pola e la cripta di San Lucifero.

Sarà possibile un giorno renderle tutte fruibili al grande pubblico? “Non credo sia una questioni di costi”, spiega Marcello Polastri, di Sardegna sotterranea, “la spesa necessaria per la sicurezza non è eccessiva. Ci vuole solo volontà politica e amore per la storia della città”.