MARINA PICCOLA. Terreni usucapiti, il Demanio militare perde la causa
Si prospetta il pagamento del ticket per le auto
La battaglia legale durata 19 anni e quattro gradi di giudizio si è conclusa, forse definitivamente, il 20 luglio: centoventisei metri quadrati di terreno sui quali passa l'ultima parte della strada che spunta davanti al porticciolo di Marina Piccola non sono del Demanio ma privati. Del colonnello Ilio Silvetti, per essere precisi, che negli anni Sessanta contribuì a realizzare gran parte dell'approdo turistico e che, durante i lavori, si era “allargato” edificando su spazi altrui un capannone per il ricovero di imbarcazioni e attrezzi. Già nel 1981 quell'appezzamento di fatto era suo per usucapione (il diritto di diventare proprietario di un bene visto il suo costante uso per 20 anni a fronte del mancato utilizzo del titolare) ma un'ordinanza di sgombero del Genio militare aveva innescato la diatriba giudiziaria risolta ora dalla Corte d'appello: quell'imposizione era «illegittima» e chi aveva fatto ricorso - Agenzia del Demanio e ministeri delle Finanze e della Difesa - deve anche pagare spese processuali per 10 mila euro.
Ora Silvetti potrebbe chiedere il ritorno dei luoghi allo stato originario: con la presenza cioè del capannone che nel frattempo era stato buttato giù per realizzare quella strada che passa dietro lo Yacht Club e sbuca davanti all'approdo. Possibilità della quale discuterà con Enrico Salone, il legale che ha seguito la vicenda processuale portando a casa un successo difficile da ottenere. All'ordine di sgombero del 1996, arrivato sul presupposto che quell'area appartenesse all'amministrazione Militare, seguì il ricorso al Tribunale civile davanti al quale fu presentata la tesi dell'usucapione: il colonnello era proprietario «fin dal 1981» di circa 80 metri quadrati. I giudici, sentiti numerosi testimoni che avevano confermato l'uso di quell'area da parte di Silvetti a partire dal 1961, nel 2002 avevano accolto la domanda: non era stata provata «la natura demaniale del bene» e, viceversa, era stato dimostrato «il possesso ventennale, pacifico e ininterrotto, di Silvetti» sui terreni.
L'Avvocatura dello Stato, che aveva insistito per la natura demaniale e per un possesso del privato cominciato solo «tra la fine del 1993 e l'inizio del 1994», aveva fatto ricorso e l'Appello nel 2004 aveva ribaltato tutto. Silvetti - aveva sostenuto il collegio di secondo grado - aveva posseduto quegli 80 metri quadrati «in nome e conto di altri succedutisi nel tempo» e il periodo per il calcolo dei 20 anni necessari a usufruire dell'usucapione doveva partire dal 1981, quando aveva occupato un'area non prevista nella concessione datagli per realizzare la sede nautica di Marina Piccola. Nel 2011 il terzo round: la Cassazione aveva annullato questa decisione «per vizio di motivazione» e ordinato un nuovo giudizio davanti a una nuova Corte d'Appello dando indicazioni precise sulla decisione da prendere.
Due settimane fa la sentenza: i giudici hanno accolto le tesi dell'avvocato Salone spiegando che «la natura non demaniale del bene» è «accertata»; grazie alle testimonianze era emerso che l'area «era stata utilizzata da Silvetti fin dal 1961» quando, durante i lavori per la realizzazione di Marina Piccola, «aveva occupato tale porzione di terreno non ricompreso nella concessione» usato «come passaggio e deposito materiale». Zona d'altra parte «mai utilizzata dall'amministrazione militare». Il termine per calcolare l'usucapione doveva decorrere dal 1961, e dunque l'area era stata acquisita nel 1981. Non solo: l'ordinanza di sgombero «era illegittima» e l'area usucapita è di «126 metri quadrati». È possibile un ulteriore ricorso in Cassazione: ma dopo le indicazioni date dalla Corte suprema nel 2011, potrebbe non essere presentato.
Andrea Manunza