I l re della patchanka conquista Cagliari con uno show esplosivo. Manu Chao torna nell'Isola dopo quattordici anni e manda in delirio i diecimila fans presenti nell'Arena Sant'Elia di Cagliari (nella foto di Simona Arthemalle ). Due ore e più di ritmo all'insegna della contaminazione tra diversi generi. L'artista franco-spagnolo si muove con disinvoltura tra folk, punk, reggae e suoni latini. Patchanca, appunto: il sound nato a Parigi nel 1987.
Manu Chao non avendo alcun disco da promuovere né canzoni nuove da “testare” dal vivo mette in piedi una scaletta che pesca nel repertorio dei Mano Negra e nei dischi incisi da solista. La sezione ritmica formata da Philippe Teboul alla batteria e Jean Michelal basso pesta in modo ossessivo. I due fiatisti, i salentini Gabriele Blandini e Gianluca Ria, saltano e si agitano come tarantolati. Non si risparmia nemmeno il chitarrista Madjid Fahem.
La tensione dello show e costantemente alta. Non c'è un attimo di tregua, nemmeno quando Manu Chao rallenta i ritmi con brani meno ballabili. La band è compatta, il suono potente: un delizia per il pubblico, ieri davvero numeroso, complice anche grazie il prezzo del biglietto (20 euro al botteghino, 35 dai bagarini). Si balla sulle note di Clandestino, Me gustas tu, Malavida, El viento. In scaletta ci sono venticinque canzoni. Tantissime, ma lo show vola via veloce. A notte fonda Manu Chao saluta i suoi fan al termine di una serata di grande musica che ha visto protagonisti anche alcuni artisti tra i più rappresentativi della scena sarda. A scaldare il pubblico ci hanno pensato i sassaresi Train to Roots (una tra le miglior band italiane di reggae), Madh, Enigma, El Raton e i Menhir. È stata un'ottima vetrina per i rappers della Machete, l'etichetta discografica indipendente di Olbia considerata una della più interessanti realtà dell'hip hop italiano.
Francesco Pintore